Naturalmente era solo un ipotesi, ma nella rilettura di molti modelli questo “scivolamento” con valore E/W, ipotizzabile, ha modificato molte delle tendenze che sul medio termine parevano essere consolidate.
La struttura di alta atlantica quindi non sembra più decisa, dopo una fase trasversale di distensione verso i meridiani, a riconquistare il bacino del Mediterraneo. Se ciò avverrà, come anche indicano sia gli spaghi termici che barici, sarà del tutto temporale e non di carattere “stabile”.
Esaminiamo ora, come da ipotesi fatta nel precedente editoriale, il modello delle GEM. Il modello mostra, in tutta la “sua pienezza”, quanto le 3 ipotesi date tra il 24 ed il 27 del corrente mese, siano quelle più realizzabili.
In particolar modo detta elaborazione pone in essere un HP dinamico, anticiclone delle Azzorre, con valori di pressione molto alti e geopotenziali, nel suo nucleo centro settentrionale, addirittura maggiori della relativa sua matrice sub tropicale.
Tale elaborazione non ha nulla di “strano” e rafforza sempre più che la questione deterministica si pone in stretto contatto con quella probabilistica.
Nella seconda figura troviamo la soluzione data 2 gg. orsono:
In effetti la “frequentazione” tracciata in bianco rappresentava una delle probabilità più alte circa un rimonta dinamica a sbarramento delle correnti atlantiche (soluzione attuale delle GEM).
Naturalmente stiamo parlando di una proiezione a quasi 240 h., quindi di assoluto valore relativo, ma nella teoria dei “grandi numeri” e date le quasi totali emissioni odierne, ciò non mi sembra affatto impossibile.
GEM come altre elaborazioni, anche se in maniera diversa, disegna una robusta erezione dell’HP delle Azzorre, erezione che potrebbe avere degli effetti molto significativi sulle condizioni climatiche attuali. Questa bolla d’aria molto cada, cfr. gpts, che si muove dal medio Atlantico verso il comparto e/o settore più settentrionale europeo, sembra intenzionata a conquistare livelli “troposferici”, altezze variabili tra i 10.000/11.000 mt circa, e stabilirsi in maniera più solida tale da opporre una “potente” resistenza al flusso zonale.
Per ottenere ora una situazione di “blocking”, senza nessuna pretesa evolutiva, bisognerà vedere quanto oltre, rispetto al modello inserito, la spinta dinamica riesca a conquistare “l’estremo nord” e quali siano le caratteristiche dinamiche circa una relativa variabilità di questo promontorio d’onda o una sua perseveranza.
In assoluto, la fase futura, mi sembra una delle più interessanti di tutta la stagione invernale sin qui percorsa.
Arriverà il vero gelo e la tanto, ma non per tutti, attesa neve?