L’estate meteorologica inizia il 1° Giugno.
Ci siamo entrati da un paio di giorni e quindi abbiamo appena varcato il confine tra la stagione instabile e capricciosa (la primavera, periodo di transizione climatica) e quella stabile e decisa del trimestre in corso.
Ma quanti di noi si sono accorti di aver intrapreso la bella stagione?
Cieli plumbei, nuvoloni, piogge e rovesci temporaleschi, il tutto accompagnato da un’aria frizzante e un refolo fresco, quasi fastidiosi visto che si inizia ad attendere un periodo di stabilità e calura.
Questa prima settimana di Giugno è ingabbiata in una situazione ciclonica ben strutturata che inibisce le sortite degli anticicloni e relega la Penisola (ma non solo) ad una fase instabile e piovosa, con temperature decisamente fresche; l’anticiclone anziché posizionarsi alle medio/basse latitudini si è spinto a nord, in una sorta di Scandinavian Pattern stile invernale, dando modo alle correnti atlantiche ed ai soffi orientali di confluire verso la Penisola e l’ambiente mediterraneo, con ovvie ripercussioni depressionarie secondarie generate dalla destabilizzazione dell’aria e da corpi di matrice africana in risalita.
Quest’oggi assistiamo al graduale ingresso di aria fredda dai quadranti nord-occidentali che, nel suo iter verso sud-est, tenterà di isolarsi in un cut-off ma bisognerà osservare la sua evoluzione per capire in che tipo di cut-off muterà e se, in successione, potrà definirsi una goccia fredda vagante.
Quest’ultima ipotesi appare di difficile realizzazione poiché l’alimentazione fresca da NW pare non cessare e sembra trovare un’alleata in una ampia zona ciclonica sita ad est che, nei giorni venturi, potrebbe risultare di notevole aiuto per mantenere condizioni instabili e far pervenire un’aria più fresca da oriente, capace in molte zone di innescare temporali pomeridiani con contrasto di masse d’aria (secca-umida).
La fine di questo periodo ciclonico non appare vicina.
A lungo termine non si intravedono grosse speranze di porre fine a questo periodo variabile ma è possibile ipotizzare che il pattern anticiclonico scandinavo, a causa delle pressioni polari e di un debole aggancio da parte dell’Azzorre, si indebolisca e scenda di latitudine favorendo una sempre più intensa spinta dell’Hp Atlantico; a questo punto si può, con un po’ di lungimiranza, ipotizzare una sorta di spanciamento con il lieve contributo africano e la consequenziale circostanza di ritrovare un aumento pressorio diffuso alle basse latitudini.