PERICOLO ELEVATO DI VALANGHE – Questi primi caldi primaverili accentuano il rischio di slavine, particolarmente forte (grado 4) soprattutto nelle ore centrali del giorno. Va infatti considerato il fatto che la neve è caduta con abbondanza a più riprese, fino ai primi giorni d’aprile, anche a quote medie. Sulla catena alpina, settori più a sud, ci sono oltre 3 metri di neve a quote attorno ai 2500 metri. L’ultima neve non ha certo avuto modo d’assestarsi, ma anzi è friabile ed ora subisce gli effetti del riscaldamento, che risulta essere molto repentino in montagna. La stabilità della neve risulta essere piuttosto precaria anche sull’Alto Appennino, tanto che per precauzione è stata chiusa la maggior parte dei percorsi sciistici, in particolare fra il comprensorio dell’Abetone e Corno alle Scale, laddove lo spessore della neve è ancora particolarmente corposo.
IMPENNATA DELLO ZERO TERMICO – L’innalzamento termico è molto più sensibile in alta montagna, come spesso accade in corrispondenza di questi promontori anticiclonici alimentati dallo scorrimento di masse d’aria calda in quota: la colonnina di mercurio si è mantenuta nelle aree montuose attorno ai 2000 metri su valori ampiamente positivi anche in piena notte (non avviene quindi il rigelo notturno), a testimonianza dell’aria africana che sta affluendo in quota, con conseguente fusione più veloce della neve, in particolare sui versanti esposti al sole. La mappa che vi mostriamo in basso mette in luce come lo zero termico si sia attualmente portato attorno ai 3500 metri, livelli più consoni al periodo estivo, su zone alpine, prealpine e parte ovest dell’Appennino Centro-Settentrionale.