Un nuovo sistema perturbato tropicale, senza nome, si è sviluppato sull’Oceano Indiano sabato scorso. A mezzogiorno di domenica esso era centrato circa 220 miglia a est-sudest di Colombo, in Sri Lanka, ed era accompagnato da venti sostenuti fino a 30 miglia orarie. Il sistema era previsto in modesto rinforzo nelle 48 ore seguenti, ma soprattutto si paventava la possibilità di un landfall sulla parte est dell’isola-stato, proprio quella interessata dallo tsunami di Santo Stefano. Non era il vento a preoccupare, quanto piuttosto il rischio di forti piogge, favorite dall’orografia sui versanti esposti (sopravvento).
Lunedì 10 gennaio alle 6 GMT il sistema, classificato come depressione tropicale, con venti sostenuti fino a 20 nodi (quindi, contrariamente alle previsioni, si era indebolito), era centrato a 6,8°N 83,2°E. Per le 18 GMT le nuove coordinate del centro previste erano 6,9°N 82,7°E (vento ancora non superiore a 20 nodi) e in effetti l’immagine da satellite delle 21 GMT mostra il corpo nuvoloso ormai sul sudest di Sri Lanka. L’immagine da satellite individua, in una situazione perturbata alquanto caotica, un altro ammasso nuvoloso importante a sudest del precedente, centrato a 3,4°N 84,8°E, tuttavia meno preoccupante in quanto lontano da terre emerse.
Domenica 9 gennaio i venti del ciclone tropicale Kerry, nel Mar dei Coralli, a est del Queensland australiano, sono rimasti molto forti, tali da classificare la tempesta come uragano di categoria 2. A mezzogiorno, il centro di Kerry era 555 miglia a ovest-nordovest di Noumea, Nuova Caledonia, la tempesta si muoveva verso ovest-sudovest a 4 miglia orarie e i venti sostenuti raggiungevano le 95 miglia orarie.
Lunedì Kerry ha cambiato traiettoria, iniziando a dirigersi verso sud-sudest. Alle 12 GMT, ancora uragano di categoria 2, era centrato a 19,1°S 159,4°E, con venti sostenuti fino a 90 nodi (103 mph), raffiche fino a 110 nodi e onde alte fino a 11 metri. Per le 12 GMT di martedì 11 la posizione prevista del centro era 20,6°S 160,1°E, sempre in mare aperto, con venti sostenuti appena più attenuati (85 nodi, raffiche a 105 nodi). Solo mercoledì 12 la tempesta dovrebbe tornare alla categoria 1, centrata alle 12 GMT a 22,6°S 160,4°E, con venti sostenuti fino a 80 nodi e raffiche a 100 nodi, sempre lontana da terre emerse.
Il ciclone Sally domenica 9 si trovava invece sull’Oceano Indiano Meridionale, a sudest delle remote Isole Cocos, appartenenti all’Australia. A mezzogiorno il centro si trovava 240 miglia a sud-sudest della maggiore di queste isole, con vento sostenuto fino a 45 miglia orarie, mentre la tempesta si muoveva verso sudovest a 7 miglia orarie.
Sally ha continuato a muoversi lontano da terre emerse, indebolendosi, tanto che lunedì alle 6 GMT, centrata a 16,4°S 99,1°E, era accompagnata da venti sostenuti non superiori a 20 nodi (23 miglia orarie), declassata ormai a depressione tropicale. Per le 6 GMT di martedì essa era prevista centrata a 18,0°S 93,8°E, con intensità dei venti invariata.