La disputa, accesissima, aveva impedito al Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) di fornire una stima affidabile nell’ultima relazione sull’argomento.
L’aspetto più interessante dello studio in oggetto è che l’ipotizzato aumento di temperatura tra 1 e 3 gradi (in risposta al doppio al doppio dei livelli attuali di CO2) non ha preso in considerazione i modelli di riscaldamento a lungo termine. Considerando questi modelli, i ricercatori hanno scoperto che non solo l’aumento termico rientrerebbe tra 1,5 e 4,5 gradi, ma che si potrebbero raggiungere livelli addirittura più elevati. Forse fino a 6°C.
“I modelli hanno considerato, sinora, soprattutto la componente veloce del riscaldamento ovvero quella riguardante la terraferma e in particolare l’emisfero settentrionale”, ha dichiarato Cristian Proistosescu, uno degli studiosi impegnati nella ricerca. Ma c’è anche una componente lenta del riscaldamento, che potrebbe richiedere secoli per realizzarsi. Riscaldamento associato soprattutto agli Oceani del sud e al Pacifico equatoriale orientale. Ad esempio, con Oceani più caldi la nuvolosità diminuisce e la superficie riflettente bianca viene sostituita con una superficie assorbente scura.
Ecco, i ricercatori hanno sviluppato un modello matematico capace di analizzare entrambe le componenti del riscaldamento. E le stime ottenute tengono conto di questi fattori, prima scarsamente considerati.