È record storico a Vostok: l’1 febbraio la temperatura massima ha toccato i -22,8 °C, superando un limite che durava da 33 anni. Alla base russa, in funzione dal 1958 in una delle aree più impervie del Plateau Antartico, non era mai accaduto che la fine dell’estate fosse tanto calda. La temperatura media di gennaio, pur superiore alla norma, è rimasta entro il range dell’oscillazione storica (si veda https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=19537). Il 28 gennaio i valori si erano poi portati in linea con quelli che sono i riferimenti del periodo (massima del giorno -40,1 °C) ma, l’indomani, sono repentinamente risaliti, come mostra il seguente quadro delle massime:
29.01 -27,2 °C
30.01 -22,5 °C
31.01 -23,1 °C
01.02 -22,8 °C
Anche alla base italo francese Concordia si sono raggiunte temperature degne di nota: l’1 febbraio l’estremo è stato di -27,7 °C mentre nella vicina stazione automatica Dome C II i sensori hanno fatto segnare -25,2 °C (0850 UTC). A Dome Argus, dov’è ubicata la stazione australiana più elevata del continente (4.084 m), la massima è arrivata addirittura -22,7 °C (1000 UTC). L’intensa risalita termica ha invece coinvolto solo in parte la regione del Polo Sud (quella compresa entro gli 89° S): ad Amundsen-Scott si sono avuti -26,3 °C (media delle massime 1958-2002 per l’1 febbraio: -31,2 °C), che rimane lontano dal record mensile di -20,8 °C (3 febbraio 1984). Una relativa anomalia insomma, come testimonia pure il dato della stazione automatica Henry (1430 UTC -24,6 °C ma con vento a 0,4 m/s che quindi rende dubbio il dato), mentre nella più orientale Nico si è avuta una forte impennata (1300 UTC -20,8 °C).
Il record di Vostok merita ancora qualche attenzione. Ecco dunque l’aggiornamento in chiave storica dei cinque episodi di febbraio in cui i termometri hanno raggiunto i picchi più elevati:
01.02.2009 -22,8 °C
16.02.1976 -24,0 °C
14.02.1966 -24,3 °C
14.02.1978 -25,4 °C
09.02.1986 -25,7 °C
In prospettiva climatologica l’evento è però di scarso significato: gli inizi di febbraio possono risentire, a volte, di un’inerzia termica della stagione estiva appena conclusa, oppure assumere già caratteristiche più consone all’incipiente inverno antartico, che sopraggiunge poco dopo la metà di marzo.