Sembrerebbe un paradosso o addirittura una fake news, in quanto si è sempre sostenuto che un rallentamento della Corrente del Golfo potrebbe causare un raffreddamento improvviso in molte zone dell’Emisfero Nord, in special modo sull’Europa Nord-Occidentale.
Una ricerca portata avanti da un team dell’Università di Washington, coordinati da Ka-Kit Tung e pubblicata su Nature, va invece completamente controtendenza, cercando invece di dimostrare come il rallentamento della circolazione oceanica potrebbe invece produrre l’effetto opposto, perlomeno parlando di andamento climatico a livello globale.
il recente rallentamento della componente sottomarina dell’AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation), di cui la Corrente del Golfo è la componente ascendente di superficie, non sembra vada attribuito al clima che cambia, quanto piuttosto ad una ciclicità di lungo medio periodo.
Inverni più freddi deriverebbero dall’indebolimento della Corrente del Golfo, a seguito dell’incremento di acqua dolce dai ghiacciai. Così si è sempre detto, ma queste tesi, spesso derivate da esecuzioni di modelli in condizioni preindustriali, potrebbero non applicarsi all’era moderna con le nostre emissioni serra.
Se fosse così come sempre ipotizzato, allora un AMOC indebolito, come era stato nel periodo dal 1975-1998, avrebbe dovuto portare al raffreddamento dell’emisfero settentrionale. I dati dello studio mostrano invece come, il minimo AMOC sia coinciso con un periodo di rapido riscaldamento della superficie.
Durante una fase di accelerazione, dalla metà degli anni ’90 ai primi anni 2000, l’AMOC ha immagazzinato circa la metà del calore in eccesso a livello globale, contribuendo al rallentamento del riscaldamento globale per una maggiore efficienza nel trasferimento del calore dall’atmosfera alle profondità oceaniche.
In base allo studio, ci si attende un minimo di AMOC prolungato, che probabilmente durerà circa due decenni. Se i modelli precedenti reggono, i bassi livelli risultanti di assorbimento del calore oceanico si potrebbero manifestare come un periodo di maggiore crescita nel riscaldamento globale della superficie.
Accadrà davvero così? Resta anche da chiedersi quanta parte del global warming degli ultimi decenni del secolo scorso sia da attribuire a queste dinamiche e quanto a forcing di altra natura, come ad esempio l’influenza antropica. Il dubbio resta più che mai attuale.