L’inverno, quello vero sta arrivando sull’Europa. L’irruzione di aria fredda dell’Immacolata potrebbe essere catalogata come un evento isolato, quella che si sta realizzando in queste ore una causalità, ma la nuova irruzione di aria fredda attesa tra circa una settimana, potrebbe disegnare una linea di tendenza che si potrebbe intensificare nel culmine della stagione rigida, quando tra gennaio e febbraio, si vanno sensibilmente intensificando le probabilità di rotture del Vortice Polare, con conseguenti irruzioni di aria fredda verso latitudini meridionali.
Il Nord America, specie la regione orientale, nella stagione invernale è particolarmente soggetta ad irruzioni di aria artica periodiche. Aria fredda raggiunge il Canada proveniente dalla Banchisa Polare e senza alcuna barriera naturale (rilievi) attraversa la regione del Grandi Laghi e raggiunge la costa orientale, con straordinarie tormente di neve.
Qualcosa di simile avvenne in Europa agli inizi degli anni ’60, con irruzioni di aria gelida dall’Artico che provocarono tormente di neve su Isole Britanniche, Francia, Spagna e Italia. Ma il tempo non si ripete, non possiamo fare paragoni con il passato, ma solo affermare alcune certezze.
Nel primo caso, la totale assenza di una circolazione da Ovest verso Est, tipica nelle Correnti Atlantiche. La seconda certezza è la persistente spinta verso la Groenlandia delle perturbazioni Atlantiche che poi scendono fredde e apportatrici di neve in Scandinavia e Russia, dove è attiva da tempo un’area di Bassa Pressione, responsabile di varie irruzioni di Aria Artica.
La terza certezza è l’assenza di un’area di Alta Pressione termica sull’Europa dell’Est e la Russia Europea, in queste regioni si verificano condizioni di tempo inclemente, derivanti da una circolazione di Bassa Pressione.
Non è proponibile una previsione meteorologica a lungo termine basata su configurazioni attuali, tuttavia, nelle proiezioni a lungo termine, non sono da trascurare alcuni elementi determinanti per il clima. Nel nostro caso la presenza depressionaria in Russia ed in Scandinavia, generate da una anomalia delle Correnti Atlantiche. La costante attività di aree di Alta Pressione in Atlantico, con costante abitudine ad estendersi verso l’Islanda.
Sono situazioni che fanno ipotizzare il rischio che prima o poi, una colata di aria gelida, ma molto fredda, invada alcune regioni dell’Europa.
Lo scorso inverno queste circostanze si sono accentuate sensibilmente nei primi giorni del mese di gennaio, con un’ondata di freddo eccezionale nell’Europa dell’Est, che gelò il Baltico. Una fase fredda che solo per la provvidenziale espansione di un anticiclone verso l’Italia, non ci raggiunse, ma portò un vero “blizzard” sulla città di Trieste, avamposto alle correnti fredde da Nord Est.
La prossima irruzione di aria fredda, vista dalle ultimissime proiezioni dei modelli matematici, appare molto minacciosa, estremamente invasiva e probabile apripista ad una molto più fredda.
L’Università di Berlino dirama da giorni “red alert sullo Strat Warming”, con conseguenze che potrebbero influenzare pesantemente il clima europeo delle prossime settimane.
Il mio editoriale non intende annunciare che ci sarà un rigido inverno, o catastrofi, ma che vi sono gli elementi tangibili, per ritenere possibili ondate di freddo e neve sull’Europa e, probabilmente anche sull’Italia, sempre che non intervenga, da gennaio, l’azione protettiva dell’Anticiclone delle Azzorre, evento “molto probabile” se si fa una media del clima degli ultimi 20 inverni. Questo ci esenterebbe dalle conseguenze di irruzioni di Aria Artica, apporterebbe tempo buono ed un inverno senza apprezzabili precipitazioni, con temperature sopra la norma. Una condizione assai tipica, ed un trend ormai consolidato, negli ultimi inverni, con la conseguente impressione che il clima sia cambiato, che non vi siano più le stagioni di una volta.
Sono questi cambiamenti climatici ad aver modificato le nostre abitudini, così che le stazioni sciistiche alpine, per poter disporre di neve, se la fabbricano. Non si fa più media dei giorni di neve se non per località di montagna. Si ha l’impressione che i nostri inverni siano cambiati per colpa del riscaldamento globale. Si fanno molte teorie sulle cause di queste modifiche climatiche, ma quando tutto appare indirizzato verso una certa linea di tendenza, avviene un evento nuovo e l’esatto contrario, si vedano le estati 2002 e 2003.
Insomma, la presente non è una previsione a lungo termine, ma solo una riflessione che si basa sulla presenza ed assenza di alcune figure dominanti nella circolazione atmosferica in Europa di questo mese di dicembre e che consolidano alcune circostanze ben visibili da mesi: l’assenza di una circolazione atlantica.