In molti avranno contato i giorni, le ore, i minuti. Altrettanti avranno atteso l’emissione dei modelli di previsione sperando che nell’attenta lettura si scrutasse la manifestazione di quel tipo di clima tanto caro al bacino del Mediterraneo. Un tempo in grado di apportare quelle precipitazioni benefiche per le nostre riserve idriche. Fenomeni mai eccessivi, capaci di regalare palate di neve alle nostre montagne incantate. Ricordi, è vero, ma non così lontani come potrebbero sembrare.
In questi ultimi anni abbiamo assistito quasi impietriti ad un netto cambio di circolazione, dominato non più dalle docili ondulazioni atlantiche, bensì da impetuosi cavalloni capaci di trasportare grandi masse d’aria di matrice differente da Nord verso Sud e viceversa. Evoluzioni non più clementi ma spesso estreme, con precipitazioni mal distribuite. Tante piogge, anche violente, in molte regioni addirittura al di fuori delle canoniche stagioni piovose. Altre zone costrette ad una siccità esasperante, al clima secco e talvolta caldo.
Ci siamo interrogati, più o meno scientificamente, circa le cause responsabili di tali mutamenti. Teorie più o meno oggettive per cercare una risposta appropriata alla domanda “è una fase climatica ciclica oppure gli effetti del Global Warming sono dinanzi ai nostri occhi?”. Un quesito lecito, al quale forse non si potrà mai dare una risposta certa. Quel che è certo che da qualche giorno si intravedono scenari che sanno d’antico. Un piacevole ritorno al passato, seppure (probabilmente) momentaneo.
Basti osservare il clima dell’ultima settimana. Mite, umido, ora piovoso. Un contesto evolutivo assai frequente nei decenni passati, allorquando un autunno normale preludeva ad un trimestre freddo ricco di soddisfazioni per gli amanti del freddo e della neve. Ma pur sempre un inverno normale. E così ci troviamo a commentare delle carte che paiono la copia di anni che furono, con quella depressione d’Islanda capace di pilotare masse d’aria umida e mite verso il bacino del Mediterraneo. Un motore termico essenziale nel fragile equilibrio climatico dell’intera Europa.
Un destino che pareva segnato, votato alla crisi atlantica permanente. È vero, vi sono buone probabilità che il tutto rappresenti ancora una volta un fuoco di paglia. Ma assisteremo ad una fiamma che tal vigore non mostrava da qualche tempo. Per un ritorno a condizioni pseudo-normali, segnanti il proseguo di un mese d’ottobre old style. Se poi il futuro dovesse riservarci un ritorno al “presente”, bene, vorrà dire che la zonalità seguiterà a segnare una piacevole eccezione.