Alla scoperta delle derivazioni storiche del termine Per scoprire quali significati si nascondono dietro il termine “freddo cane” bisogna andare abbastanza lontano con l’immaginazione, nel senso che gli attuali stili di vita dell’uomo col cane non aiutano di certo a comprendere i motivi che stanno dietro questo comune modo di dire. Contrariamente a quanto accade oggi, un tempo lontano i cani non erano dei veri e propri animali domestici, nel senso che mai e poi mai risiedevano in casa con i padroni, anche perché spesso erano afflitti da malattie infettive e pericolose per l’uomo, che non venivano curate come oggi.
I cani vivevano quindi costantemente fuori casa e trascorrevano le notti all’addiaccio, legati ad una catena e spesso con pochissimo cibo, in modo che fossero ancora più aggressivi nel tener lontani eventuali malintenzionati che minacciassero la dimora del proprio padrone. In passato il cane, utilizzato esclusivamente per fare la guardia, è stato così il simbolo per eccellenza del freddo, abituato ben più dell’uomo a sopportare le temperature rigide.
A ciò si deve aggiungere un’accezione negativa diffusa del cane, dato che per un lungo periodo era persino associato alle disgrazie: presso gli antichi Romani nel gioco dei dadi veniva chiamato “colpo del cane” quello cosiddetto più sfortunato, ovvero il punteggio minimo possibile che si poteva ottenere lanciando tutti i dadi.
Il detto “freddo cane” trova dei legami diretti anche presso le popolazioni artiche degli eschimesi, dove era una consuetudine affermare: “oggi ha fatto un freddo cane”, oppure “oggi ha fatto un freddo per due cani”. Il significativo di questa terminologia è legato al numero di cani che gli eschimesi accoglievano nella propria tenda o nel letto per combattere e sopportare meglio il grande freddo.