Nel mio ultimo editoriale dedicato all’andamento climatico in Italia, concludevo con:
…si può fare un cenno all’alta probabilità che diffuse e localmente copiose nevicate possano raggiungere il Nord nella giornata di domani 3 marzo, mentre le linee di tendenza per il medio lungo termine dei modelli “Ensemble” sembrano indicare un nuovo rafforzamento dell’anticiclone atlantico, causa di un nuovo probabile periodo secco al nord-ovest e di continui afflussi di aria fredda da est su gran parte della Penisola. Un inverno di cui al momento attuale non si vede ancora la fine ed un marzo che ha tutte le possibilità per passare alla storia come il più freddo degli ultimi decenni.
Se la previsione sul brevissimo termine si rivelò azzeccata, con la neve che il 3 marzo cadde copiosa fin su Genova e Venezia, non altrettanto si può dire per la visione long-range, che se è risultata corretta per quanto concerne la piovosità al nord, sempre fortemente deficitaria nonostante gli apporti precipitativi localmente cospicui del ponte pasquale, è stata sbagliata per quanto concerne il campo termico, che piuttosto rapidamente si è riportato prima su valori normali per il periodo, poi su valori estremamente caldi specie sulle pianure e valli del nord Italia, e negli ultimi giorni anche al sud.
L’anticiclone infatti ha protetto più del previsto la Penisola Italiana, donandole una parte centrale del mese soleggiata nelle zone interne, ma anche piena di nubi marittime e nebbie d’avvezione sulle zone costiere, in un contesto generalmente mite, eccessivamente caldo nelle zone sgombre da nubi.
Sembra essere un leit-motiv ricorrente negli ultimi anni durante marzo, quando specie il nord ha vissuto frequenti eventi di caldo precoce, senza dimenticare alcune sciroccate che hanno portato i termometri a superare i 30 gradi in Sicilia.
Ma andiamo con ordine e ripartiamo dalla prima decade del mese, che si è conclusa in tutta Italia con pesantissime anomalie termiche negative, valutabili in circa 4°C in meno rispetto alla media (periodo di riferimento 1961/90). Di questa prima decade passeranno alla storia oltre che le nevicate, specie quella di Genova, rarissima in marzo in queste dimensioni, i tanti record di freddo marzolino superati o fortemente avvicinati specie al nord. Ricordiamo tra gli altri i -12.6°C di Piacenza, i -12.2°C di Malpensa, i -11.8°C di Ronchi dei Legionari, i -10.7°C di Bolzano, e si potrebbe continuare a lungo.
Un inizio di marzo così freddo, era tale da poter condizionare termicamente l’andamento di tutto il resto del mese; solo un proseguo dello stesso quasi altrettanto anomalo, ma di segno opposto, avrebbe potuto cancellare, riferendoci alla media termica globale del mese, quella prima decade. Una probabilità di raro accadimento, eppure così è stato.
Durante la seconda decade del mese il “temibile” anticiclone sub-tropicale ha preso possesso della nostra penisola. Il connubio tra elevati geopotenziali in quota, la secchezza dell’aria a tutte le quote, quella dei terreni (al nord), i classici moti discendenti dell’aria (compressione) dei regimi anticiclonici, ha consentito di raggiungere i primi 20 gradi dell’anno in quasi tutta la nazione, e nelle pianure del nord, specie settore centro-occidentale della Pianura Padana, di superare diffusamente i 25 gradi, sfiorando in qualche caso i 30 gradi! Sono valori che fino ad una decina di anni fa si potevano considerare eccezionali per marzo, ma che negli ultimi anni si sono presentati puntualmente, nel 1997 ad esempio, ed ancora nel 2001 e nel 2002.
Bolzano e Malpensa che solo ad inizio mese avevano stabilito il nuovo record di freddo per marzo, raggiungevano all’opposto il nuovo record di caldo, rispettivamente con +28.1°C e +28.8°C (si considerino i record di Malpensa come ufficiosi), ma altre città, come Piacenza e Milano, andavano molto vicine ai record stabiliti pochi anni orsono (1997 per Milano, 2002 per Piacenza).
Situazione un po’ differente lungo le coste e in Sardegna, dove nubi basse marittime e nebbie d’avvezione, causa il mare ancora freddo, la facevano da padrona.
La seconda decade si è dunque conclusa con una differenza dalla media positiva di 1.5°C su base nazionale, ancor maggiore sulle località montane (+3.4°C) e al nord ovest (+2.7°C). La Sardegna, anche a causa delle tante località monitorate in riva al mare e non all’interno, ha chiuso invece ancora lievemente sotto media (-0.2°C). Caldo sì, ma ancora non sufficiente per ribaltare il freddissimo inizio mese.
E siamo dunque ai giorni appena trascorsi, giorni in cui il campo anticiclonico è stato eroso e sostituito da correnti basso-atlantiche, che hanno attivato un richiamo di venti meridionali caldi soprattutto al centro-sud, con le piogge che sono finalmente cadute al nord, seppur generalmente non in grande quantità. Torino ha visto cadere in 2 giorni 29 mm di pioggia, Genova 27; non si tratta certo di quantità in grado di risolvere totalmente il problema siccità, ma almeno di alleviare la sete dei terreni e di rimpinguare le falde acquifere.
Dal punto di vista termico quest’ultima decade si sta presentando come la più calda, non solo in assoluto, ma anche in raffronto alle medie decadali trentennali, ed esattamente 2.7°C sopra la media, che uniti ai +1.5°C di anomalia positiva della seconda decade, ribaltano i -4°C della prima decade del mese. Complessivamente il mese intero si trova ancora un poco sotto media per quanto concerne le temperature minime (-0.6°C), già lievissimamente sopra media per le massime (+0.05°C).
In questi ultimi giorni i valori più elavati si sono raggiunti al sud, soprattutto in quelle zone in cui lo scirocco arriva come vento di caduta, vedi la costa settentrionale siciliana. Palermo ha infatti fatto segnalare valori di +27.4°C a Boccadifalco e +27.2°C a Punta Raisi, ma valori similari sono stati raggiunti anche a Catania e Reggio Calabria. Al contrario del nord Italia, non si tratta di valori record per l’estremo sud italiano, seppur sensibilmente superiori alle medie del periodo (9/10°C).
Questo mese di marzo lo possiamo giudicare come il prototipo del nuovo clima italiano, caratterizzato da eventi estremi – caldo, freddo, siccità, alluvioni – in rapido susseguirsi uno all’altro? A mio parere è presto per dare giudizi definitivi, anche se non c’è dubbio che negli ultimi anni sono mancati quei lunghi periodi di classica zonalità atlantica in grado di mitigare il clima sul nostro paese e di produrre piogge moderate e diffuse, in favore di scambi meridiani più intensi e soprattutto di una presenza ingombrante e sempre più assidua dell’anticiclone sub-tropicale, in grado di modificare il clima soprattutto al nord, alternando lunghi periodi di siccità, molto caldi o appena freschi, ad altri più brevi perturbati. E il mese di marzo, non solo questo, sembra proprio essere l’esempio lampante di questa fase climatica, con le sue medie termiche che al nord, settore padano centro-occidentale, si sono innalzate di quasi 2 gradi rispetto alle medie trentennali. Un segnale che non deve indurre in isterismi, ma da non sottovalutare.