I satelliti della NOAA, in combinazione con una versione migliorata del modello Ngac – utilizzato per l’analisi delle concentrazioni di polveri sottili e aerosol – ci mostrano una previsione ad alta risoluzione dell’ondata di polvere attesa nei prossimi giorni.
Definita Saharian Air Layer (SAL), la massa d’aria polverosa si muove al di sopra dell’Atlantico creando una barriera inibitoria per la convezione verticale che sta alla base dello sviluppo di tempeste tropicali e quindi anche degli uragani. In primavera, di solito, queste ondate di polvere riescono a spingersi sui Caraibi e con l’avanzare del calendario sono in grado di estendersi addirittura sino alla costa sud-orientale degli Stati Uniti.
Anche se sembra un evento atmosferico poco frequente, nell’arco di un anno si verifica varie volte e si stima che il Sahara invii circa 40 milioni di tonnellate di polvere nel bacino amazzonico. Si tratta di un meccanismo assai importante per le sorti dell’ecosistema di quell’area, perché in grado di fornire importanti sostanze nutritive.
Altre volte, abbiamo visto come queste avvezioni influenzino il clima nel bacino del Mediterraneo, ad esempio causando piogge fangose, processi di salinizzazione del suolo o il verificarsi di maree rosse nei nostri mari.