ANTICLONE BALTICO, vero e proprio baluardo di quest’inizio ottobre L’ingresso palese del flusso atlantico sul cuore del Vecchio Continente e sul Mediterraneo risulta essere vivacemente ostacolato da un possente anticiclone baltico-scandinavo (configurazione da SCAND+), il quale sembra essere l’unica certezza dello schema barico generale in prospettiva non solo nei prossimi giorni, ma anche sul lungo periodo.
Dopo la temporanea intrusione perturbata oceanica attesa sull’Italia ad inizio settimana, nuove parziali rimonte anticicloniche nord-africane si affermeranno verso il Mediterraneo, ma il vero protagonista sarà sempre più l’anticiclone nordico che pare intenzionato a gonfiarsi a dismisura. Quando l’alta pressione si concentra così ad alte latitudini, di solito alle nostre latitudini si hanno situazioni diverse. E allora l’Italia potrebbe trovarsi fra due fuochi, esposta al possibile ingresso in moto retrogrado di nuclei freddi dai Balcani, oltre alle spinte cicloniche molto più miti che proveranno ad inserirsi dall’Iberia.
ECMWF Concentriamo l’attenzione sul modello europeo, che concede molta credibilità al rischio che un nucleo freddo d’estrazione artica-continentale possa giungere sui Balcani, naturalmente scivolando lungo il bordo orientale del vasto anticiclone russo-scandinavo. Nel frattempo, le depressioni atlantiche, sempre frenate dallo stesso notevole anticiclone, proveranno a cercare il varco più semplice verso il Mediterraneo. Le conseguenze potrebbero pertanto essere indirizzate ad un forte peggioramento sul lungo termine (inizio seconda decade del mese), una vera e propria azzuffata fra le due situazioni instabili dalle caratteristiche tutt’altro che omogenee.
GFS Per il modello americano la strada tracciata sul medio termine indurrebbe ad ipotizzare una maggiore ingerenza delle infiltrazioni umide oceaniche, che riuscirebbero a tenere a debita distanza, sulle nazioni orientali europee, i nuclei freddi pilotati sul bordo pressione dell’alta pressione russo-scandinava. Sul lungo termine (proiezioni a distanza di 10 giorni) potrebbe concretizzarsi il rischio di un guasto ciclonico più rilevante sull’area centrale mediterranea, capace di catturare parte d’aria fredda dall’Est Europa. Si avrebbe così una ferita instabile che il modello americano stima duratura, per il contributo dell’alta pressione persistente sulle alte latitudini.