Occupandoci di meteorologia quotidianamente non possiamo esimerci dall’analisi di indici o pattern climatici nell’intento di stilare tendenze stagionali più o meno affidabili. Ultimamente abbiamo proposto alcuni articoli dicendovi che i vari indici descrittivi dello stato di salute del Vortice Polare sembrerebbero indicare un brusco cambiamento da metà mese. AO e NAO in calo, PNA in crescita: questi alcuni degli elementi a favore della tesi esposta.
Stilare linee di tendenza a così lunga gittata, lo sappiamo bene, ci espone alle critiche. Spesso feroci e ingiustificate. Ci piacerebbe discutere con calma, confrontarci e ascoltare opinioni altrui. Anche le meno autorevoli. Ahi noi ci rendiamo conto che ciò non è possibile. La meteorologia, in Italia, è spesso considerata una valvola di sfogo dei propri malumori e delle frustrazioni giornaliere. Quel che ci dispiace è che per “pochi” ci rimettono “i più”.
Ma veniamo al sodo. Tempo fa pubblicammo un articolo concernente le previsioni stagionali stilate dagli esperti a stelle e strisce. Previsioni riguardanti il continente europeo e che consideravano il fenomeno de “El Nino” come imprescindibile. L’Italia fu inserita, lo è tutt’ora, in un’ampia fascia – quella mediterranea – dove potrebbero abbattersi super perturbazioni con inusuali temporali invernali, alluvioni e grandinate. Il tutto in un contesto climatico mite. Forse eccezionalmente mite. Il freddo, quello che in tanti sognano, dovrebbe starsene ben più a nord delle Alpi.
C’è chi invece sostiene la tesi opposta: un Inverno probabilmente freddo, localmente gelido e nevoso. Tanto nell’Europa del nord quanto alle medie latitudini. Quindi anche in Italia. Non siamo noi a dirlo e visto che qualcuno vuole vengano citate le fonti, eccola: il professor Cohen, ex NASA e ora collaboratore del Atmospheric and Environmental Research in climate prediction. Cohen e il suo staff avrebbero scoperto una correlazione tra la l’estensione della copertura nevosa autunnale in Siberia e le sorti dell’inverno emisferico. Vi riportiamo quanto segue:
“Il manto nevoso di Ottobre sul continente euroasiatico è risultato superiore al normale, ma contenuto all’interno di una deviazione standard di riferimento. Un altro indice superiore alla norma è quello che calcola la caduta anticipata, sempre in autunno, della prima neve. Infine, il ghiaccio marino artico nei mari di Barents e di Kara è inferiore al normale e certamente meno estesa di quella dello scorso anno per lo stesso periodo (primi di novembre). Questi fattori sembrerebbero poter favorire un inverno con AO negativo e quindi relativamente freddo in tutto l’emisfero settentrionale sino alle medie latitudini”.
Ora, il quesito che vi e ci poniamo è: chi avrà ragione? Forse ha ragione chi sostiene che la previsione stagionale di quest anno è una delle più complesse e imprevedibili da realizzare. Ma siamo certi che anche in questo caso ci sarà qualcuno che avrà da ridire…