Quando due sistemi interagenti sono in equilibrio termico, condividono alcune proprietà, che possono essere misurate dando loro un preciso valore numerico. In conseguenza, quando due sistemi sono in equilibrio termico con un terzo, sono in equilibrio tra loro e la proprietà condivisa è la temperatura. Il principio zero della termodinamica dice semplicemente che, se un corpo “A” è in equilibrio termico con un corpo “B” e “B” è in equilibrio termico con un corpo “C”, “A” e “C” sono in equilibrio tra loro.
Tale principio spiega il fatto che due corpi a temperature diverse, tra cui si scambia del calore, (anche se questo concetto non è presente nel principio zero) raggiungono la stessa temperatura. Nella formulazione cinetica della termodinamica, il principio zero rappresenta la tendenza a raggiungere un’energia cinetica media comune degli atomi e delle molecole dei corpi tra cui avviene scambio di calore: in media, come conseguenza degli urti delle particelle del corpo più caldo, mediamente più veloci, con le particelle del corpo più freddo, mediamente più lente, si avrà passaggio di energia dalle prime alle seconde, tendendo dunque ad uguagliare le temperature. L’efficienza dello scambio di energia determina i calori specifici dei materiali coinvolti.
Principio “0”
Con questo editoriale, sebbene appartenente al campo delle previsioni meteo quindi deterministiche, vorremmo soffermarci, solo per darne cenno e causa, sull’aspetto termodinamico ed i suoi effetti nell’ambito atmosferico.
Una situazione “contingente”, come quella attuale, che vede la presenza costante e “perdurante” di un’alta pressione nel settore mediterraneo non è solo causa dell’oscillazione della “frusta” atlantica (NAO), ma deve essere necessariamente riportata e ricondotta al principio “termico”. Se in un fluido (alias gas) si introducono due o più pressioni termicamente “incostanti” questo si comporta in maniera assolutamente “non controllabile”, quindi caotico.
Partiamo dalla situazione presente che vede una “atavica” presenza di rotazioni orarie (anticicloniche) che attualmente non sono controllate, quindi subordinate, ad azione di segno opposto. Allo stato attuale la nostra atmosfera, rivisitata nel suo comparto “boreale”, sta subendo una pressione costante da parte dei vortici freddi (multicentrica attività di minimi pressori inerenti a vortici e depressionari e polari “ampie”) che si dirigono in maniera non del tutto “non controllabile” (quindi normale) verso le regioni polari e sub polari.
Attendersi, quindi, nel futuro medio – lungo una sostanziale inversione di tendenza mi sembra assai improbabile, come improbabile potrebbe essere “l’effimera risorsa” circa una distensione dell’oscillazione atlantica (zonalità con spostamento dell’asse di saccatura da ovest verso est). Non è questa la soluzione. E’ presente in maniera molto massiccia un’attività fredda e polare data una depressione a carattere “invernale”. Per il momento essa si limita a disegnare “una falsa ed alta zonalità), ma non è altro che “pressione fredda simulata” che vorrebbe piegare e rimodellare (quindi erodere) ogni opposizione al “fluido mite” (alta pressione).
Per giungere ad un cambiamento sostanziale dovremmo necessariamente attendere tutto il mese in corso, forse anche gli inizi di dicembre; quando “l’aggressività “termica” dei vortici freddi si farà sentire più massiccia. Allora inizieranno le “dovute” azioni di contrasto e sviluppo di depressioni, anche locali, ma soprattutto non appartenenti ad “oblungamenti” di natura nord atlantica. Non possiamo pensare che un flusso freddo possa mai sconfiggere “un oceano di alta” infierendo contro un salto d’onda tipicamente oceanico. Una ritornante “mite” può solo accrescere la portata di un anticiclone di matrice sub tropicale con seguente sviluppo continentale.
Le piogge, probabilmente cominceranno (in maniera autunnale) a comparire dal 23 del c.m., il vero freddo dovrà aspettare dicembre.