Posta esattamente al Polo Sud geografico, la base americana Amundsen-Scott cominciò a funzionare nel 1957, in occasione dell’Anno geofisico internazionale (luglio 1957 – dicembre 1958). L’inizio del rilevamento meteorologico data, per alcuni parametri, dal 9 gennaio 1957; per le temperature, dall’11 gennaio. Va detto che, a 2.835 metri di quota, Amundsen-Scott non raggiunge gli estremi della stazione sovietica Vostok che, pur a una latitudine più settentrionale, sta a una quota di 3.488 metri. In ogni caso, con -49,49 °C di media annua (1957-2003: vedi https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8418), Amundsen-Scott non sfigura.
Volendo tracciare la storia del primato del freddo al Polo Sud, il primo anno di rilevamenti si chiuse con un record di -74,4 °C, raggiunti il 18 settembre 1957. Si dovettero aspettare quasi due anni prima di andare al di sotto. Il 19 agosto 1959, il termometro segnò -77,8 °C. Ma, pur essendo questo il mese culminante dell’inverno, gli estremi, come si vedrà, spesso si toccano in altri periodi. Infatti, il 12 settembre successivo, si scese ancora: -78,4 °C. Non era finita: il giorno appresso si andò a -78,9 °C. Questo valore, eguagliato il 14 luglio 1963, rimase imbattuto per sei anni.
Nel luglio 1965, quando i sovietici avevano già fatto ampia collezione di -80 °C, non solo a Vostok, anche la Amundsen-Scott entrò nel novero. Tutto si preparò a partire dal 17 luglio, con una giornata ‘tiepida’ per quei luoghi: -48,9 °C di massima e -54,4 °C di minima; il 18 luglio, la minima scese a -67,8 °C, con la massima a -52,2 °C; il 19 luglio, ancora giù: -70,6 °C la minima, -67,8 °C la massima; il 20 luglio, minima a -72,8 °C, una temperatura normale durante l’inverno; la massima però, rimase inchiodata a -70,0 °C. Il 21 luglio, il grande balzo: -80,6 °C e massima a -71,7 °C. Il 22 luglio, la replica: -80,6 °C di minima e la massima scesa a -77,2 °C. Poi, il 23 e il 24 luglio, la risalita a -79,4 °C, per una nuova picchiata a -80,6 °C il 25 luglio. Insomma, per cinque giorni consecutivi si sperimentarono temperature al di sotto del record storico precedente, con ben tre -80 °C.
L’occasione per rivedere il termometro tanto in basso fu il 15 luglio 1968: -80,0 °C netti, con massima a -71,1 °C; il 16 luglio però, la massima non andò al di là di -75,0 °C, mentre la minima risalì a -78,9 °C.
Seguì poi un intervallo di 14 anni prima del nuovo -80 °C. Il 20 giugno 1982, l’avvisaglia: -78,0 °C. Il 21 giugno, si era a -80,1 °C, a solo mezzo grado dal record; quel giorno la massima si fermò a -75,5 °C: era fatta. Il 22 giugno, si andò a -82,2 °C, nuovo primato, con massima a -79,2 °C. Tanto bastò perché, il 23 giugno, si ritoccasse il primato: -82,8 °C. Il cielo andò però coprendosi (2/10 quel giorno), la massima risalì a -61,7 °C e l’episodio finì così: con tre giorni consecutivi a -80 °C.
Volendo parodiare il clima da Guerra fredda dell’epoca, e data la competizione in atto fra le due superpotenze, si potrebbe ricordare che, l’anno successivo, Vostok strappò un nuovo record assoluto, tutt’ora imbattuto: il famoso -89,2 °C del 21 luglio 1983. Ma Amundsen-Scott inanellò un nuovo -80,0 °C il 28 agosto 1987 e arrivò a -80,4 °C il 14 settembre 1997. Nel terzo millennio invece, ancora nulla. Chissà: forse il signore del gelo s’è preso una pausa.