Nel corso dell’ultimo editoriale facemmo riferimento alle anomalie termiche e pluviometriche che affliggevano le nostre regioni. Quello di aprile verrà rammentato come uno dei mesi più caldi e secchi della storia meteorologica, con effetti più o meno evidenti sul comparto agricolo italiano. È cronaca recente lo stato di grave sofferenza idrica che attanaglia le riserve del nord Italia, su tutte il Po’. Emergenza che potrebbe portare a razionare l’acqua in campo agricolo per favorire altri usi di prima necessità.
Per fortuna il mese di maggio sembra aver cambiato registro, tuttavia occorreranno ben altre precipitazioni per poter arrecare un sollievo degno di tal nome al mondo agricolo e non solo. Va peraltro detto che le piogge di maggio, seguite da clima umido e mite, possono portare ad un fastidioso rovescio della medaglia.
Da un lato abbiamo delle difficoltà nell’esecuzione delle varie pratiche agronomiche in pieno campo, i terreni, specie quelli impermeabili all’acqua, posso soffrire di pericolosi ristagni idrici. Dall’altro il film d’acqua che va a depositarsi sugli organi vegetali può portare sia alla manifestazione di condizioni ideali per attacchi patogeni quali quelli fungini, sia alla marcescienza dei tessuti qualora la quantità si riveli in eccesso.
Non va scordato come il mese di aprile abbia favorito uno sviluppo biologico piuttosto veloce, con anticipazione dei tempi in varie fasi del normale ciclo vitale della pianta. A soffrire di tali situazioni potrebbero essere soprattutto le piante fruttifere e la vite, tuttavia non sono da trascurare le colture erbacee a maturazione estiva.
Ne deriva, come consuetudine, il consiglio ad un attento monitoraggio colturale da parte degli addetti al settore. Le prevenzione, in taluni casi, può rivelarsi di primaria importanza nel preservare la buona riuscita del futuro raccolto. Prevenzione che, inoltre, si rivela ben più importante della cura, allorquando si potrebbero poi perdere ingenti quantità di prodotto nella vendita all’ingrosso.