Aggiorniamo la situazione del maltempo in Nuova Zelanda. Come abbiamo scritto ieri la fascia costiera lungo la Baia dell’Abbondanza, nella parte settentrionale dell’isola del Nord, è stata investita da piogge torrenziali martedì 17 maggio, piogge che hanno continuato a cadere con intensità appena minore anche mercoledì 18. Giovedì 19 maggio era ancora in vigore nella regione lo stato di emergenza, con autorità e popolazione impegnate a valutare l’entità dei danni, ingentissimi, provocati dalle alluvioni. Centinaia di persone sono state evacuate per avere avuto le proprie abitazioni distrutte o seriamente danneggiate.
Quella di Tauranga, in particolare, sembra essere una delle zone più colpite, con i 91000 residenti della città quasi tutti, seppure in maniera diversa, colpiti dall’alluvione e molti movimenti franosi che hanno sconvolto il territorio e le comunicazioni. La città, dopo i 239 mm di martedì, ne ha ricevuti altri 129 mercoledì. Sebbene ancora non giungano notizie certe di morti o feriti, non si esclude che vi sia qualche vittima. In particolare si teme che una vera montagna di fango franata su Matata abbia sepolto qualche veicolo con i suoi occupanti. Il ministro per la Difesa Civile ha visitato l’area di Matata, descrivendola come “un mare di fango, rocce e alberi”.
Forti piogge hanno colpito Perth, nel sudovest dell’Australia Occidentale, a metà settimana, causando ulteriori danni a abitazioni e infrastrutture già colpite da una forte ondata di maltempo lo scorso lunedì. I nubifragi hanno allagato vaste aree e l’acqua ha invaso case e attività (capannoni industriali, negozi etc.), causando danni per milioni di euro. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza dovuto a calamità naturale. Questa decisione permette a chi ha avuto danni di accedere al Fondo per le Calamità Naturali per affrontare le spese urgenti quali le riparazioni di emergenza alle abitazioni, il riacquisto dell’arredamento e degli elettrodomestici andati perduti e così via. Le previsioni del tempo avevano indicato forti temporali, ma le precipitazioni sono state più abbondanti di quanto preventivato. Perth ha già accumulato, dall’inizio di maggio, 178 mm, ben oltre la media pluviometrica di maggio, che è di 119 mm.
Intensi rovesci sulle Seychelles, “paradiso tropicale” nell’Oceano Indiano meridionale, mercoledì 18 maggio, con 45 mm registrati all’aeroporto internazionale di Mahe.
Torniamo sull’ondata di caldo che ha interessato la Libia, comprese le solitamente miti coste mediterranee, e parte della Tunisia. Martedì 17 maggio, oltre agli elevati valori registrati in Libia di cui via abbiamo scritto ieri (con anche Tripoli oltre i 40°C), sono da segnalare gli oltre 44°C di massima di El Borma, nell’entroterra tunisino. Mercoledì 18 maggio l’onda calda si è spostata leggermente verso oriente, intensificandosi. Nella parte orientale della Libia, Bengasi e Agedabia, vicine al mare, hanno registrato entrambe 43,5°C di massima, mentre nell’interno Gialo è salita fino a 45,5°C:
Anche in India e Pakistan continua a fare molto caldo. Mercoledì 18 maggio in India è stata ancora Nagpur la città più calda, con 46,1°C, seguita da Raipur con 45,2°C. In Pakistan, 48,0°C a Pad Idan e 46,5°C a Nawabshah.