L’aria più fresca atlantica, infiltrandosi dalle Alpi Marittime, si è incuneata sotto il cuscino subtropicale (caldo e più leggero), che avvolgeva anche il Nord Italia da inizio luglio, creando poderosi moti ascensionali con la consequenziale e consueta formazione di torri di vapore (cumulonembi) in rapido sviluppo e trasformazione.
Come detto, quindi, l’aria atlantica è entrata a piccole dosi e a più riprese, facendo sfruttare al massimo e per lungo tempo i contrasti termici ed igrometrici. Se il fronte freddo fosse passato in modo più diretto, come in Francia ed in Germania, probabilmente i fenomeni sarebbero risultati molto più diffusi, ma anche, forse, meno violenti, in quanto il cambio d’aria sarebbe stato rapido e certi accumuli eccezionali di pioggia, come vedremo sotto, non avrebbero avuto il tempo materiale di porsi in essere.
Ieri mattina, nel milanese, si è venuto a sviluppare un intenso nubifragio frutto di un prolungato contrasto tra masse calde ed umide preesistenti ed un flusso da Ovest/Sud-Ovest, più fresco, in sovrascorrimento. In alcune parti della Città si sono raggiunti i 190mm di pioggia in circa 2 ore!
Si tratta di un valore che fa rientrare tale fenomeno nella triste casistica delle “alluvioni istantanee”, di tipo tropicale, le quali sembrano divenire sempre più frequenti, specie a ridosso delle aree costiere, in Pianura Padana e sulle Alpi Orientali, zone che, più di altre, sembrano subire gli effetti del riscaldamento del Mediterraneo (dove calore significa energia), in seno al Global Warming.
Tra le più intense, ricordiamo quella recente del Canal del Ferro (Udine), alla fine della torrida estate 2003, con un totale di 351mm a Pontebba, 300 dei quali caduti in 2 ore e mezzo!
Da aggiungere, per Milano, che in alcune zone i ratei di pioggia istantanea hanno raggiunto i 600mm/h, valore decisamente raro alle nostre latitudini e oltre 10 volte superiore a quello che si raggiunge mediamente in un forte temporale estivo, per usare termini di confronto abbastanza comprensibili.
Riterrei verosimile un’esacerbazione del fenomeno dovuta alla corposa isola di calore cittadina che crea ulteriori updrafts e, quindi, ulteriore energia a disposizione della cella temporalesca.
Ciò sarebbe confermato dal fatto che l’area metropolitana di Milano, con qualche “sbavatura”, è risultata colpita in modo maggiore rispetto alle campagne circostanti e non è la prima volta che accade.
Precipitazioni di tipo alluvionale hanno interessato anche alcuni comuni dell’hinterland milanese: 132mm a Gaggiano e 110mm a Buccinasco.
Coinvolte da intense precipitazioni temporalesche, sempre in Lombardia, diverse zone pedemontane del varesotto, 89mm a Vedano Olona, del lecchese, 98mm a Cremeno, del comasco, 99mm a Valmorea e del bergamasco, 110mm a S. Giovanni Bianco, per citarne i massimi.
La cella ha interessato successivamente il bresciano ed il veronese, ma perdendo rapidamente di intensità, tanto che i 58mm di Verona Villafranca risultano l’unico dato di rilievo per gran parte del Veneto.
Quasi del tutto saltata la parte centrale di questa regione con un picco, isolato, di 37mm nella splendida Feltre (BL).
Le celle si sono rinvigorite più ad Est, specie tra il pomeriggio di ieri e la nottata di oggi (8 luglio), grazie all’apporto umido dell’Adriatico Settentrionale, interessato da un moderato vento da Sud e artefice di una piccola ciclogenesi locale. Infatti, all’estremo oriente veneto, si sono segnalati quasi 54mm a Portogruaro (VE), nel pomeriggio-serata di ieri.
In Friuli Venezia Giulia, le precipitazioni delle ultime 24 ore vedono i massimi accumuli di pioggia nel Comune di Udine ed in quelli limitrofi (dove vi sono stati dei Black Outs piuttosto estesi), sulle zone orientali e settentrionali della pianura friulana, nonché tra isontino e Collio.
La località più colpita è stata Fagagna, la stazione meteorologica automatica della quale, tra ieri pomeriggio e questa notte, ha accumulato 91mm di pioggia; seguono Udine con 71mm, Gradisca d’Isonzo con 62mm, Pradamano e Musi con 60mm e Faedis e Cividale con 52mm.
Tanto in Veneto quanto in Friuli Venezia Giulia, sia l’area alpina che la fascia costiera, salvo rare eccezioni, sono risultate poco interessate dalle precipitazioni più intense.