L’editoriale vuol essere solamente uno spunto per successive riflessioni, senza avere la pretesa di dettare delle scelte ideologiche. Anche perché poi ognuno è libero di studiare ed interpretare questa splendida e vasta scienza come meglio ritiene opportuno.
Questo articolo nasce dopo un periodo di attente analisi delle carte di previsione a lungo termine, che come sempre si rivelano di non facile interpretazione. Si è infatti spesso ripetuto quanto sia frequente osservare cambiamenti di rotta, anche drastici, nell’arco di sole 24 ore (o addirittura 12). Bene, a questo punto è d’obbligo dire che la previsione non deve minimamente risentire degli accadimenti passati. Nemmeno quando le stesse carte mostrano evoluzioni che in qualche modo ci rammentano episodi archiviati e magari temuti.
Se ci si dovesse basare su questi elementi allora si che si potrebbero avanzare ipotesi del tipo “l’estate del 2005 sarà la più torrida del secolo”. Anche perché, e forse in molti non saranno d’accordo, arrivati alla fine del mese di giugno, il paragone con la tanto temuta stagione del 2003 sarebbe completamente fuori luogo. Ciò non toglie poi che i prossimi due mesi possano battere tutti i record di caldo, consegnandoci in tal modo un ulteriore elemento per sostenere con fermezza un cambiamento climatico sostenuto anche alle nostre latitudini (ma in parte già evidente).
In tanti staranno storcendo il naso per quanto scritto, ma continuo a sostenere la tesi che gli eventuali paragoni andrebbero fatti solamente a stagione conclusa. Quando effettivamente ci saranno tutti gli elementi necessari per poter fare dei raffronti che non si basino solamente sul cambiamento d’umore repentino dei vari modelli di previsione. Facciamo una supposizione: che da domani il caldo, quello da 20 o 25 gradi a 1500 m circa di quota, si affacci sulle nostre regioni. Chi ci da la certezza matematica che da qui ad un mese la situazione non sia completamente stravolta?
Sinceramente, viste l’attuale affidabilità temporale delle previsioni, sono teorie che lasciano il tempo che trovano. Con questo nessuno vuol nascondere come gli ultimi anni abbiano portato stravolgimenti del clima al quale eravamo abituati, in particolare su alcune zone della nostra Penisola (come ad esempio il Nordovest). Cosi come sia divenuto più facile raggiungere temperature elevate anche in assenza di vere e proprie ondate di caldo o come piova di meno al Nord rispetto al Centro Sud.
Sono fattori che certamente portano a precise riflessioni. Quali ad esempio il cambiamento di circolazione atmosferica, sempre più dominata da profondi scambi meridiani. Ma affermare, al 20 giugno, che il caldo non ci darà tregua fino a settembre è certamente un grosso azzardo. Se poi cosi dovesse essere, bene. Tanto di cappello a chi, su solide basi scientifiche, sarà riuscito nell’impresa di prevedere il tempo da qui a tre mesi. Per gli altri si sarà trattato, molto probabilmente, di mera fortuna.