La roccaforte dell’alta pressione si è ormai protesa sempre più ad alte latitudini, fra le Isole Britanniche ed il Mar di Norvegia e giocoforza il Mediterraneo resta scoperto ed esposto al tiro delle infiltrazioni instabili. Siamo ormai a settembre, quindi non v’è da stupirsi nel vedere il Mediterraneo interessato dai primi fronti perturbati in viaggio a basse latitudini, un classico a fine stagione estiva.
La fragilità barica sul Mediterraneo è ancor più evidente se andiamo a scovare quel che sta per accadere sul Triveneto, ove si sta avvicinando un nuovo nucleo d’aria fresca collegato all’ampia ferita fredda depressionaria che abbraccia la parte orientale dell’Europa Continentale. Questa dinamica va a restringere il raggio d’azione della cellula d’alta pressione che, per il momento, detiene comunque il merito di tenere distanti le perturbazioni atlantiche, unico anello di congiunzione mancante per poter parlare di ingresso autunnale in grande stile.
La relativa calma anticiclonica (più corretto parlare di palude barica, in quanto il vero anticiclone è concentrato ad alte latitudini) sull’Italia precede dunque il peggioramento in arrivo dal Mediterraneo Occidentale e dal Nord Africa, i cui primi effetti già si palesano a ridosso delle due Isole Maggiori (primi piovaschi sul sud della Sardegna) con focolai temporaleschi principalmente in mare aperto, la cui recente collocazione si può ben intravedere dalla mappa in basso: l’area temporalesca più attiva ed in forte sviluppo è quella al momento collocata sul Canale di Sardegna, destinata ad evolvere verso nord/est assieme al minimo barico nei bassi strati in approfondimento ed ora poco al largo delle coste sud/occidentali della Sardegna.