L’analisi, sempre effettuata sul lungo raggio e su base del modello di Reading, viene confortata dallo stesso diagramma termico (GFS) puntato su Mosca che ci indica, dalla data del 20 del c.m., una netta caduta in verticale degli spaghi (linea media) che scendono/scenderebbero abbondantemente sotto la media trentennale, con spaghi estremi che sfiorano i -32° C. all’altezza di riferimento di 850 hpa.
Dobbiamo dedurre quindi un congruo raffreddamento nel comparto centro orientale europeo, settore di nord est, con, attualmente, una marginale ingerenza verso le nostre regioni (Mediterraneo centrale).
Ciò nonostante rimaniamo ancora sotto la “protezione” di una cella anticiclonica che non vuol aver “ragione” di cedere, sia alle pressioni oceaniche, sia a quelle atlantiche.
Sebbene il “determinismo” dei modelli, soprattutto quello delle Global Forecast, non sembra indicarci una chiara via d’uscita, mi rimane molto difficile pensare che l’HP se ne resti “immobile” a fare buona “guardia” del settore centrale europeo.
L’aria molto fredda, individuabile sia dalle ECMWF, sia dalle GFS, non può non “ferire” la struttura dinamica di tale zona di alta. Le correnti atlantiche, ad ovest, possono disporre solo della “rotazione dell’anticlone” (movimento verso ovest), ma non hanno alcuna “forza”, né tanto meno le prerogative giuste (termiche), per poter risolvere questa situazione.
In passati inverni si sono evidenziati, in maniera molto frequente, dei casi di persistenza anticiclonica (soprattutto di origini continentali), ma quasi tutte tali forze dinamiche hanno ceduto a nuclei freddi, da nord nord est, di netta ed inferiore portata rispetto a quello che dovrebbe instaurarsi sull’estremo settore nord orientale del Continente russo.
Lasciamo, quindi, trascorrere il tempo e prima o poi tale struttura pressoria verrà “profondamente mortificata”.