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Out-look: Inverno 2007-2008

di Redazione
03 Dic 2007 - 13:17
in Senza categoria
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out-look:-inverno-2007-2008
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La circolazione globale per il medio termine vede la presenza di vasti anticicloni sia sul Pacifico che sull'Atlantico alle latitudini sub-tropicali e temperate, di basse pressioni polari ben attive e di una vasta alta pressione termica sul continente asiatico centro-settentrionale. Tutti fattori che possiamo considerare di normalità climatica. Fonte mappa: www.meteogiornale.it/mappe.
Novembre si è concluso mostrando la sua caducità, espressa dai colori autunnali, dalle foglie volteggianti e da quel cielo plumbeo, talvolta triste. Dal punto di vista “pittorico”, in molte zone, la stagione appena trascorsa si è manifestata ma ciò che è mancata, purtroppo, è stata la persistenza di azioni perturbate e di sinottiche ben strutturate, capaci di apportare maltempo diffuso ed abbondante. Ovviamente, e fortunatamente, alcune aree geografiche hanno riscontrato un andamento termico e/o pluviometrico vicino o superiore alla media ma, se guardo alla mia regione, il Lazio, noto con preoccupazione che l’Autunno, ed in generale il 2007, sta concludendosi con un range precipitativo e termico disastroso.

Il Basso Lazio, grazie all’azione del Tirreno unita all’asperità del territorio, è nota per le abbondanti piogge ed il clima umido; diffusi i valori annuali di 1200-1400mm annui. La città di Frosinone ha, secondo i dati trentennali dell’A.M., una media di 1300mm e sino ad oggi è stato registrato un accumulo parziale che varia tra i 600/700mm. Ciò significa che, anche se Dicembre si collocasse in media, il totale pluviometrico dell’anno in corso resterebbe ampiamente sotto i 1000mm.

La situazione presente nel Lazio, pur non essendo una conditio dell’intero settore occidentale peninsulare, esprime un malessere climatico che da qualche anno colpisce il versante di ponente della Penisola. Dai valori di alcune stazioni meteorologiche poste sul lato adriatico, si nota una insolita “raccolta” pluviometrica in zone che sono classificabili come siccitose o per lo meno come scarsamente piovose.

Premesso che questa riflessione è di tipo speculare e non deve essere letta come una visione d’insieme, non è trascurabile la variazione che negli ultimi tempi si è verificata nelle aree suddette, apportando( sembrerebbe) una variazione climatica a tutti gli effetti.
La sofferenza del NW e dei bacini glaciali non è una riflessione personale bensì un drammatico dato che evidenzia un cambiamento, dovuto alla diversa disposizione degli elementi.
Ciò non toglie che le azioni perturbate colpiscano ugualmente il settore tirrenico, talvolta apportando soluzioni capaci di estremi pluviometrici sopra media.

Trovare la risoluzione all’enigma non è semplice e senz’altro ogni conclusione è opinabile.
Essenzialmente ciò che è venuto a mancare negli ultimi anni è il flusso atlantico e le azioni prolungate che il suo dinamismo riesce ad apportare. Ciò è stato possibile grazie ad una presenza anticiclonica che con il tempo si è fatta predominante e robusta, riproponendosi con estrema facilità e persistenza. Ad essa si è aggiunta una figura barica, conosciuta da un punto di vista sinottico essendo una semplice area depressionaria, ma sconosciuta a causa della fermezza con la quale ha stazionato nello stesso luogo. Parliamo della famosa Falla Barica iberico-portoghese.

Questa semplice descrizione dell’impianto barico europeo va di pari passo con una più complessa condizione teleconnettiva, che negli ultimi anni ha evidenziato una serie di valori particolari, in concomitanza con gli stravolgimenti climatici dell’ultimo ventennio.

L’EA (east atlantic pattern) che nel ventennio trascorso è risultato mediamente positivo, registrando un innalzamento dei valori nell’ultimo lustro, ha senz’altro contribuito all’inibizione del flusso atlantico, pur non essendo l’unica causa ma soltanto una possibile variabile nel sistema.

L’ITCZ, la linea di convergenza inter-tropicale, specie negli ultimi due anni, si è gradualmente spostata verso nord, partecipando alle azioni di risalita sub-tropicali, sempre più intense e cicliche.

La maggior presenza ed attività dell’Hp africano inibisce l’azione dell’anticiclone azzorriano e chiude la strada alle perturbazioni. Inoltre la mancata elevazione dell’Hp atlantico ha apportato periodi di NAO+ e consequenzialmente, visto che lo Scandinavian pattern è una diretta evoluzione/conclusione della NAO, la mancanza di blocchi alto-pressori nel nord Europa e nella Russia. Anche se solo in parte, tramite questa analisi, può essere spiegata la mancanza del freddo siberiano verso le nostre latitudini, scarseggiando i ponti alto-pressori capaci di convogliare le masse d’aria.

Negli ultimi anni, per un motivo o per un altro, ci siamo spesso ritrovati in condizioni teleconnettive particolari, attraversando periodi sempre più sfiancanti dal punto di vista meteorologico. Non credo che la fase sia invertita perché nel sistema di previsione si è inserito un dato oscuro, il global warming, difficile da inquadrare all’interno delle dinamiche meteo-climatiche. Come detto altre volte, questo fattore ha senz’altro rivoluzionato gli indici di prediction poiché una condizione degli anni 1960/1970, seppur simile a quella attuale, perde di veridicità a causa della variabile GW che si è introdotta nel quadro previsionale.

L’ultimo inverno è stato clamorosamente fallimentare e deprimente. Mitezza e siccità hanno spadroneggiato in lungo ed in largo. Lo spettro di un nuovo trimestre invernale con queste caratteristiche preoccupa, oltre che gli albergatori delle stazioni sciistiche, la natura, provata da mesi e mesi sopra media termica e sotto media pluviometrica.

Nell’out-look dell’anno scorso descrivemmo l’Inverno 2006-2007 come un periodo di transito, una fase di gestazione, che purtroppo non avrebbe regalato momenti di eccezionalità e nemmeno una condizione di normalità. La gestazione, termine che fa pensare alla natalità, alla creazione, fu dato a causa dell’evoluzione e dello stadio degli index, ai quali mancava un tassello per potersi definire costruttivi e propositivi.
QBO, ciclo di Schwabe n° 23 e PDO, uniti ad una fase di NINA, non sembravano (e così fu) ottimali per poter ritenere di aspettare un Inverno in media o tendente al freddo.
Ma sembravano forse capaci di procreare qualcosa di buono a lungo termine.

Cosa attenderci dall’Inverno 2007-2008?

Questa stagione parte con presupposti teleconnettivi-stratosferici completamente differenti e, proprio grazie alla combinazione della stratosfera con i valori degli index, potranno svilupparsi una serie di conseguenze atmosferiche.
Partiamo da questa condizione generale:

QBO negativa
Minimo del Ciclo di Schwabe
PDO negativa
IOD neutra (debolmente positiva)
AMO positiva
fattore NINA

Prendiamo tre index: QBO/NINA e Minimo di Schwabe.
Queste le possibili relazioni:

QBO-/NINA: azioni azzorriane ripetute con blocchi atlantici ma anche egemonia alto-pressoria sull’Europa centrale e meridionale.
QBO-/Minimo solare: sembrerebbe, vista la serie storica, coincidere con azione fredde anche poderose.

Quindi, da questa prima analisi, già si potrebbe trarre una importante conclusione: un Inverno senz’altro più freddo di quello passato, con buone possibilità di discese fredde alternate a rimonte anticicloniche.

Come evidenziato negli ultimi giorni, data l’inclinazione alla edificazione di HP nel comparto atlantico groenlandese/canadese, sembrerebbe imporsi gradualmente un pattern tendente alla NAO-, come da ripercussione in zona europea della fase di NINA. Quindi, nella situazione di partenza sopraccitata, va inserito questo segnale, coadiuvato per altro dalla condizione di PDO-.
Ergo, viene rafforzata l’ipotesi di scorribande fredde verso la Penisola che, valutata l’accoppiata QBO-/NINA, con inversione delle correnti stratosferiche da ovest verso est, potrebbe portare ad un Inverno mediamente sotto media pluviometrica e sotto media termica, con predominante azione per le zone adriatiche, a ribadire quanto espresso nella prima parte dell’articolo.

Molto importante, sia per incanalare l’aria fredda, sia per ricevere piogge e nevicate, sarà l’andamento della MJO, prevista “in crescita” nel trimestre invernale, con persistenza delle fasi 6-7-8 se nel comparto indiano si manterranno le attuali condizioni delle SST (vedi WTIO), come del resto l’attuale NINA presuppone.

Ovviamente un possibile andamento NAO tendente al negativo è sostenuto da una Artic oscillation (AO) neutra o virante al negativo, essendo la NAO il suo ramo atlantico.
In termini pratici questa situazione potrà destabilizzare ulteriormente il già vivace comparto polare, fin da ora interessato dalla condizione del minimo di Schwabe e dalla QBO- che danno vita a possibili azioni verticali supportate dall’EP Flux. Queste indicazioni fanno intendere il possibile sviluppo di strat-warming anche di tipo Major che, grazie alla probabile costruzione di blocchi barici, potranno far fluire il freddo verso il Mediterraneo.

Conclusioni:
-Alternanze di condizioni bariche, con rimonte alto-pressorie ed azioni fredde, anche gelide.
-Inverno in media termica o lievemente sotto media, specie se inquadrato nell’andamento degli ultimi anni.

In medio stat virtus

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