E’ salito ad almeno 136 morti (per lo più anziani e bambini) il drammatico bilancio delle vittime di una forte ondata di caldo che si è abbattuta negli ultimi giorni sul Pakistan meridionale, in particolare sulla provincia di Sindh e sulla città di Karachi.
In dichiarazioni alla tv DawnNews, il direttore esecutivo dell’ospedale Jinnah di Karachi Seemin Jamali ha indicato che “ben 85 persone sono morte solo da sabato sera” e che “la maggior parte avevano più di 50 anni”.
I media pachistani sottolineano che l’ondata di caldo è stata aggravata dai continui blackout elettrici che hanno colpito tutto il Paese. Inoltre l’emergenza atmosferica rende più complessa anche la vita quotidiana della gente che è impegnata a rispettare il mese santo di digiuno del Ramadan islamico, che prevede anche la non assunzione di acqua dall’alba al tramonto.
Sabato la temperatura registrata a Karachi è stata di 44,8°C gradi, a soli 3°C dal record storico che è di 47,8°C, registrato in questa città nel maggio 1938 (la media delle massime di giugno è 33,3°C).
Sempre sabato, 48,5°C a Sibi e 47,5°C a Jacobabad, che rispetto a Karachi hanno sia medie che record più elevati (entrambe superano non di rado i 50°C), non essendo mitigate dalla vicinanza del mare.
Le medie delle massime di giugno di Sibi e Jacobabad sono 46,0° e 44,3°C.
Domenica 21 giugno la massima di Karachi è stata di “soli” 42,5°C, mentre nel paese spiccano i 48,5°C di Turbat e i 46,5°C registrati ai 682 m di Nokkundi.