Forse è stata una tempesta come quella che qualche giorno fa ha colpito varie città lungo il Dnepr, ad ispirare Gogol nella scrittura di una specie di ode al grande fiume ucraino, in cui prima lo dipinge stupendo, ma alla fine, quasi in un crescendo rossiniano, spaventoso!
Ma io mi faccio da parte e vi lascio godere lo scritto di Gogol, tratto dal racconto “La Tremenda Vendetta” nella traduzione di Giovanni Langella.
Stupendo è il Dnepr quando è bel tempo: esso scorre libero e maestoso, gonfio di acque, fra boschi e alture, senza un fruscio né un mormorio. Lo guardi, e non sai se il suo ampio specchio sia immobile o in movimento, e pare ch’esso sia tutto di vetro fuso e che quella strada di cristallo azzurrino, di sconfinata ampiezza e d’infinita lunghezza, scorra e si snodi attraverso un mondo tutto verde.
Anche il sole torrido si compiace di contemplare dall’alto e di immergere i suoi raggi nella frescura delle acque cristalline, e anche i boschi rivieraschi amano specchiarsi vividamente nelle sue acque.
Le selve dalle chiome verdeggianti, insieme con i fiori di campo, si affollano sulle rive del fiume e, curvandosi su di esso, non si stancano di fissarlo e ammirarlo e sorridono alla propria immagine riflessa, salutandola con l’ondeggiare dei rami e degli steli. Ma essi non osano guardare sino a metà del fiume, dove soli affissano lo sguardo il sole e il cielo azzurro.
Pochi sono gli uccelli che si spingono a volo sino nel mezzo del suo corso, che – opulento com’è – non ha chi possa stargli a paro.
Stupendo è il Dnepr anche nelle tepide notti d’estate, quando tutti gli esseri viventi – uomini, uccelli, fiere – giacciono assopiti, e Dio solo contempla con maestà il cielo e la terra, e con pari maestà scuote il suo manto, da cui piovono le stelle. Queste brillano e illuminano il mondo, e tutte insieme si riflettono nel Dnepr. Il fiume le trattiene tutte nel suo tenebroso seno, e non una gli sfugge a meno che non si spenga nella volta celeste.
La nera selva, popolata di corvi addormentati, e le alture, teatro di millenari sconvolgimenti, cercano – ma invano! – di protendersi sul fiume e di ottenebrarlo almeno con la loro lunga ombra. Non c’è nulla al mondo che possa oscurare il Dnepr!
Perennemente azzurro, esso continua a defluire maestoso sia di giorno che di notte, ed è sempre visibile sin dove può giungere l’occhio dell’uomo. Stringendosi teneramente e strettamente alle sponde per cercar riparo contro la frescura notturna, esso si lascia dietro un nastro argenteo che brilla come una lama damascata, poi ripiomba nel suo sonno azzurrino. Pure allora è stupendo il Dnepr (né c’è fiume al mondo che lo eguali!)
Ma quando le livide nubi si accumulano nel cielo, e la selva cupa è scossa dal vento sino alle radici, e le querce scricchiolano, e il fulmine guizzante fra le nuvole rischiara l’universo, allora spaventoso è il Dnepr!
Montagne d’acqua scroscianti cozzano contro le alture, e si ritirano sfavillando e ululando, e piangono e singhiozzano lontano…
Nikolaj Gogol