Dopo il nubifragio che ha interessato ieri mattina Vibo Valentia (nella zona ionica catanzarese è in atto un fortunale), un temporale d’inaudita violenza ha interessato Taranto, dove sono stati misurati circa 100 millimetri di pioggia.
La pioggia è caduta violentissima mista alla grandine, con chicchi che in alcuni quartieri hanno raggiunto le medie dimensioni ed imbiancato i tetti delle abitazioni.
Le informazioni meteorologiche al momento sono scarse, il fenomeno non è balzato alle cronache dei mass media come tantissimi altri perché per fortuna non ci sono state vittime, ma è importante osservare la ricorrenza di temporali di una certa violenza nella zona più che nel passato.
Senza lasciarci trascinare dall’ondata di teorie sull’estremizzazione climatica, porrei l’accento sul fatto che simili fenomeni possono realizzarsi quando aria fredda in quota giunge su aree umide e con superfici calde, magari surriscaldate dal sole estivo.
Qui si possono originare aree nuvolose cumuliformi particolarmente attive, che nel caso di Taranto, possono insistere in loco per alcune ore e causare piogge violente.
E’ doveroso porre l’attenzione a tale fenomenologia, in quanto appare poco prevedibili su scala locale.
Questi temporali, ci riferiamo agli autorigeneranti, si realizzano in condizioni di instabilità atmosferica ed in assenza di forti venti che li spazzerebbero via.
Il temporale si allontana quando l’area in cui avviene l’affondo dell’aria fredda in quota viene spinta dalle correnti atmosferiche. In genere tali eventi durano qualche ora.