Una persistente figura di alta pressione continua a fare da padrona sul bacino centro-occidentale del Mediterraneo. Il grande caldo tiene in assedio il nostro Paese, sebbene con picchi termici meno estremi di quelli toccati nella scorsa settimana. L’insistenza del campo anticiclonico ha prodotto un’inevitabile stagnazione dell’aria nei bassi strati: sul suolo si è pertanto formato un consistente “cuscinetto” d’aria caldo-umida, responsabile peraltro delle diffuse condizioni di afa percepite nell’ultimo periodo.
Il mix di elevate temperature e d’alti tassi d’umidità, oltre a produrre disagio al nostro organismo, costituisce uno dei presupposti principali per lo sviluppo dei cosiddetti temporali termoconvettivi, quelli che si formano nelle ore centrali del giorno con il riscaldamento diurno, per l’azione del soleggiamento che esalta i moti verticali. Se a questo s’aggiunge l’arrivo d’infiltrazioni d’aria fresca in quota di varia natura, ecco il motivo della frequente attività temporalesca di questi ultimi giorni.
Ma esattamente cos’è successo? Nella giornata di mercoledì 26 Agosto una perturbazione atlantica ha provato a penetrare sul nostro Paese, ma ha trovato l’opposizione dell’alta pressione. La parte indebolita di questa perturbazione ha tuttavia lambito marginalmente il Nord, contribuendo ad apportare temporali grandinigeni di una certa intensità sulla Valsesia e sul Canavese, in Piemonte. Gli spifferi freschi in quota hanno poi favorito un evento temporalesco, molto consistente, nella serata di mercoledì, tra il mantovano ed il modenese.
Si è trattato di nubifragio davvero rilevante caratterizzato da precipitazioni cadute in un breve lasso di tempo con intensità notevole, fulmini, grandine e forte vento. La grandine, grossa come arance, ha persino ferito in testa alcune persone. In tutte queste zone i danni all’agricoltura sono stati gravissimi, stimati attorno ai 20 milioni secondo la Coldiretti: non solo sarebbero andate distrutte le colture di mais, pomodoro, pere ed uva, ma vi sono stati pesanti danni alle strutture, con tetti scoperchiati o danneggiati di fienili e stalle di allevamenti bovini e suini.
Non vi è stato solo quest’evento appena citato, in quanto questo fronte atlantico ha poi lasciato sul Mediterraneo Occidentale un nocciolo d’aria fresca in quota, che lentamente ha provato ad erodere il cuneo anticiclonico avanzando dalle Baleari alla Sardegna. Sebbene il vortice fosse in fase d’evidente indebolimento, si sono tuttavia creati evidenti contrasti termici proprio a causa di quello strato d’aria caldo-umida presente al suolo, carburante prezioso per la proliferazione dei temporali non solo sulla terraferma, ma anche su una superficie marina ormai scaldata dalle ultime settimane perennemente calde.
La giornata di giovedì 27 agosto ha visto così l’instabilità colpire con molta enfasi la Sardegna, regione maggiormente vicina all’azione di questa goccia fredda. I temporali più cattivi si sono formati nelle ore più calde: non sono mancati nubifragi sulle zone interne (sulla stazione ARPAS di Ozieri sono caduti quasi 80 millimetri di pioggia), che hanno facilmente sconfinato verso i tratti costieri settentrionali: la grandine è caduta a Porto Torres, mentre ad Olbia si sono avuti allagamenti e disagi, con black out e alcuni voli aerei dirottati dall’aeroporto del Costa Smeralda verso quelli di Cagliari Elmas ed Alghero Fertilia.
I temporali non hanno colpito solo la Sardegna nella giornata di giovedì, ma tra pomeriggio e sera si è avuta un’imponente attività convettiva anche sulle regioni centrali, tra la Toscana, l’Umbria, le Marche ed il Lazio: su quest’ultima regione, non sono mancati danni in provincia di Rieti, dove sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per far fronte agli allagamenti ed alle strade bloccate da alberi e rami crollati sulle carreggiate. Danni ed allagamenti anche su tutta la Tuscia: a Viterbo l’acquazzone ha mandato il tilt i semafori con pesanti ripercussioni sul traffico urbano, mentre un black out ha tenuto al buio per oltre tre ore gran parte del centro storico. A Valle Faul, inoltre, la pioggia ha allagato il grande palco in legno, in via di allestimento, per la visita pastorale di papa Benedetto XVI del prossimo 6 Settembre.
La goccia fredda, responsabile di questi eventi temporaleschi, si è poi portata nella giornata di venerdì sulla Tunisia, attutendo così progressivamente l’influenza instabile sull’Italia, anche se l’attività temporalesca si è un po’ accentuata sulle estreme regioni meridionali e sulla Sicilia. Ora il tempo sta cambiando: l’attività temporalesca di questo week-end avrà natura diversa rispetto a quella degli ultimi giorni e sarà principalmente da ricondurre all’intrusione dell’aria fresca sui bassi strati che scalzerà di netto quella ben più calda ed umida arroccata sui bassi strati.
Come anticipato all’inizio, il caldo è stato un formidabile aiuto per lo scoppio di questi temporali localmente violenti, soprattutto peraltro coadiuvato da un’umidità costantemente su livelli molto elevati. La media termica nazionale si è sempre tenuta su livelli molto alti in tutta questa ultima settimana: solamente nelle giornate di lunedì e martedì è scesa di pochissimo sotto i 25 gradi, mentre in questi ultimi giorni è ritornata a salire fino ai 25,6°C di giovedì 27 agosto ed ai +25,5°C di venerdì 28 agosto. Si tratta di un caldo assai prolungato apparentemente senza fine, seppur senza gli eccessi della scorsa settimana, con le maggiori anomalie che hanno colpito costantemente le zone del Nord e le tirreniche (circa +5°C rispetto alla media del periodo prendendo come riferimento il periodo dal 21 Agosto).
Questa terza decade viaggia al momento all’incirca sui +4,5°C di anomalia positiva media per quanto concerne tutto il Paese, un livello notevolissimo degno del 2003. Si potrà ben capire come la flessione termica prevista in questi ultimissimi giorni di Agosto non potrà ridurre più di tanto quest’eccezionale anomalia. Di sicuro, se dovessimo vivere all’opposto anomalie così notevoli in pieno inverno, si griderebbe facilmente ad una nuova glaciazione.