“Ondate di caldo destabilizzanti” come quelle che nell’ultima estate hanno fatto la storia in Russia, fasi siccitose prolungate, rischio desertificazione elevatissimo: queste sono solo alcune delle teorie portate avanti alla Conferenza del Clima di Cancun, riguardo il destino a cui starebbe andando il nostro Paese e gli altri affacciati sul Mediterraneo.
A parte i toni eccessivamente allarmistici, che non ci sentiamo affatto di condividere, l’estremizzazione del clima è un fatto conclamato e di sicuro non possono essere le abbondanti piogge di un autunno, nell’ambito della tipica fluttuazione climatica, a modificare un trend di lungo periodo. Eppure non è solo quest’autunno 2010 ad elargire piogge a volontà sull’Italia: negli ultimi anni, rispetto al decennio precedente, le precipitazioni sembrano infatti tornate a cadere con una maggiore regolarità e generosità su gran parte dello Stivale, senza peraltro trascurare le regioni meridionali o le Isole Maggiori, le zone più vicine geograficamente allo spettro del deserto nord-africano.
PIOVOSITA’ ECCEZIONALE in diverse zone dell’Italia: dall’alluvione in Veneto alle piene del Tevere a Roma Dopo gli episodi ricorrenti di piogge record in quest’autunno su Campania, Calabria e Sicilia, a novembre vaste zone d’Italia sono state letteralmente sommerse dall’acqua: la pioggia non ha certo risparmiato il Nord, colpendo con notevole veemenza le zone del Nord-Est: basti citare la grande alluvione ad inizio mese del Veneto, gli oltre 1000 mm misurati nel corso dei primi 20 giorni del mese a Piancavallo, ma qui le grandi precipitazioni non sono mai mancate, nonostante in questo 2010 si siano già spesso oltrepassate con notevolissimo anticipo le medie annuali (citiamo il caso del Friuli, dove nel goriziano sono caduti oltre 2000 mm di pioggia contro una media climatologica di circa 1400 mm).
Le maggiori precipitazioni, in termini d’eccezionalità, riguardano tuttavia il Centro-Sud e soprattutto il versante tirrenico: così è accaduto che sia stato il Lazio a vedere le piogge probabilmente più sorprendenti. Nella Capitale sono caduti la bellezza di 300-350 millimetri se non oltre a seconda delle diverse zone, valori che in taluni casi hanno persino superato i record storici di novembre o li hanno avvicinati tantissimo. Roma sommersa d’acqua e così i poco più di 200 millimetri di Milano, valore abbastanza dignitoso, va a sfigurare non poco. In provincia di Latina, più a sud, si sono persino toccati picchi pluviometrici mensili d’oltre 500 millimetri, davvero pazzeschi ed impensabili.
Le piogge sono state una costante di tutto il mese, cerchiamo di capire i motivi: in varie occasioni abbiamo posto l’accento su come il Mediterraneo Centrale si rivelasse essere un’attrazione speciale per le perturbazioni atlantiche. Diversi vortici, taluni anche di forte intensità, hanno costantemente percorso una strada favorevole a dispensare piogge sul nostro Paese, anche perché in molti casi si sono andati ad isolare sull’Italia, con conseguente evoluzione verso est molto rallentata e fasi piovose più prolungate e cattive.
Il fatto che le perturbazioni si siano trovate particolarmente a proprio agio sul Mediterraneo è derivato anche dalla costante assenza dell’anticiclone, rimasto in disparte in una maniera persino innaturale rispetto a come si era abituati in precedenza solo qualche anno fa: quando un anticiclone si insediava sui nostri mari, anche nel cuore dell’autunno o dell’inverno, chi lo spostava più!
Finale di mese con precipitazioni ulteriormente in crescendo, cos’è accaduto? Nell’ultima decade di novembre, dopo un periodo non solo piovoso ma considerevolmente mite, la circolazione artica ha rotto gli indugi invadendo parte dell’Europa centro-occidentali e giungendo a lambire l’Italia. Si è così creata una zona di contrasto rispetto a correnti più calde sub-tropicali che hanno invaso parte del Mediterraneo centro-orientale e i settori di levante del Continente.
L’area di confluenza di masse d’aria diverse ha coinvolto appieno l’Italia soprattutto centro-meridionale: così, mentre il Nord sperimentava le prime nevicate fino in pianura, fior di perturbazioni trascinate lungo una direttrice di correnti sud-occidentali (situazioni fortemente cicloniche con flusso atlantico di tipo basso) hanno sganciato le maggiori “bombe d’acqua” negli ultimi giorni del mese soprattutto sulle regioni centrali, permettendo di raggiungere livelli di pioggia così notevoli come quelli che hanno riguardato il Lazio, l’Umbria, la Campania, l’entroterra abruzzese e parte della Sardegna. L’allarme costante dei fiumi, come ad esempio il Tevere, è stata solo un’inevitabile di tali piogge così continue, senza quasi un attimo di tregua.