L’argomento che sto per trattare è delicato perché molte persone appassionate di neve, anche oggi soffrono per l’imperversare del vento di foehn che dal settore occidentale si sta per propagare a gran parte del Nord.
Questo articolo non intende fare statistica, anche perché la Pianura Padana e le valli alpine sono fra quelle zone d’Italia dove maggiori sono stati i cambiamenti climatici degli ultimi anni, rispetto al periodo “statisticamente utilizzato quale riferimento”, pertanto i paragoni oggi possono servir poco.
Si dice che… non ci sono più le nebbie di un tempo a gelare la Val Padana, non ci sono più i cuscinetti di aria fredda che alla prima perturbazione atlantica di passaggio portavano badilate di neve che rimane al suolo per settimane, e che dipingeva di bianco il paesaggio. Ed è vero, tanto che gli ultimi libri dedicati al clima in Italia, trascurano di dedicare uno spazio alla neve in Italia.
Il clima padano è fragile, essendo caratterizzato da una notevole influenza delle catene montuose che lo circondano, oltre che dal freddo Adriatico settentrionale.
Ma perché non nevica più come nel passato?
Ebbene, da anni manca un periodo definito “tempo atlantico”, ovvero umido e con frequenti precipitazioni. Va anche detto che nelle regioni settentrionali, nel periodo invernale si realizza il minimo annuale di piovosità, ma ciò non significa che d’inverno al Nord Italia non ci debbano essere precipitazioni.
Il clima del nostro Pianeta è fragile, ormai ve ne sarete accorti; la sommatoria dell’alternarsi delle condizioni meteo fanno il clima, così che il persistere di una certa corrente di aria, riduce le possibilità che ve ne siano altre. In poche parole, se prevalgono per lunghi periodi i venti da nord, sulle regioni padane e le valli alpine vuol dire rischio elevato di foehn.
Il foehn avviene in genere quando vi sono forti differenze di pressione tra Val Padana e zone a nord delle Alpi, si origina il vento, via via sempre più forte.
L’aria fredda proveniente dall’artico s’imbatte nei colli di Germania e Francia, si solleva rapidamente nelle regioni alpine svizzere e di Austria, dove il tempo diventa particolarmente perturbato.
L’aria viene costretta a salire sul rilievo, si raffredda e quindi si condensa in nubi. Le basse temperature fanno nevicare nei versanti nord alpini: questa situazione si chiama stau.
Lo stau è un’azione di sbarramento alle correnti operata da un rilievo (può avvenire anche in alte zone d’Italia, ovunque ci siano monti), in queste zone si formano nubi e sovente precipitazioni persistenti, specie dove i monti superano anche i 4000 metri di altezza come nelle Alpi.
Nel versante sud alpino l’aria si riversa inizialmente satura di umidità (muro del foehn, nubi e qualche precipitazione) che presto dovrà scendere anche 4 km verso il basso, disperdendo umidità, quindi asciugandosi: il cielo si libererà di nubi e la temperatura salirà di circa 1°C ogni 100 metri (condizione tipica in aria non satura, ed in assenza di inversioni termiche).
Quindi se a Ginevra, Berna e sino a Monaco di Baviera il tempo sarà brutto, con neve e temperature sempre più in discesa, in Val Padana e nelle valli alpine, la temperatura salirà incipientemente con bassissimo tasso di umidità, forte vento e rischio anche di incendi nei boschi, specie dopo lunghi periodi di siccità. Questa situazione è il foehn.
Stau e foehn, se non c’è il primo è assente anche il secondo (ma non sempre è vero).
La “fragilità” climatica ha portato negli ultimi tempi ad un’assenza di venti meridionali sull’Italia, quei venti che porterebbero stau sul Nord e foehn in Svizzera e Austria. Così che il fenomeno di foehn vissuto dal Nord Italia è ricorrente, come quello del maltempo nei paesi nord alpini: i due fenomeni non si alternano, ma uno persiste a danno dell’altro, così che nel versante alpino italiano ci sarà siccità anche per la rapida evaporazione dell’umidità del terreno e delle piante.
Quanto avviene non è forse imputabile al cambiamento climatico globale, ma forse anche ad una serie di persistenti coincidenze.
Il foehn di Milano o Torino non impedisce le paurose nevicate del nord del Giappone, oppure quelle ancor più vicine delle regioni adriatiche.
Quando, prima o poi, ci sarà un cambio di circolazione atmosferica, anche sul Nord Italia potranno tornare le condizioni meteo a cui si era abituati, anche se va senz’altro detto che in assenza di Correnti Atlantiche e di Alta Pressione Russa, queste regioni subiranno i maggiori effetti del cambiamento climatico.
Quanto succede non era stato rilevato dai modelli matematici che studiano i cambiamenti del clima (perlomeno quelli che ho potuto consultare gli anni passati), essi vedevano l’avanzare del deserto verso le Isole Maggiori ed il Sud Italia.
Insomma, anche gli scienziati dovranno dare delle spiegazioni a quanto avviene al Nord Italia, dato che da queste parti la stagione invernale conosciuta non c’è più.
Mi chiedo, c’entra qualcosa il Global Warming (Riscaldamento Globale) con il foehn persistente e la siccità che si riscontrano sul Nord Italia? Forse sì, forse la Val Padana è vulnerabile ai cambiamenti climatici quanto le isolette del Pacifico che chiedevano azioni mirate alla diminuzione di quei fattori che causerebbero (??!!!) l’Effetto Serra.
Sarebbe forse tempo che i “governanti” chiedano agli scienziati spiegazioni, perché se non se ne sono accorti, il clima è cambiato anche in casa loro. Sono certo che l’impatto del cambiamento climatico non sarà per loro così sconvolgente come lo è nei Paesi poveri, però io fossi in loro, inizierei a preoccuparmi un po’.
Le mie sono solo opinioni, ciascuno è poi libero di esprimere il proprio giudizio. Questo è solo un articolo giornalistico con alcune considerazioni sulla dinamica delle correnti che hanno prodotto un evidente cambiamento climatico.
Per un approfondimento didattico sul foehn si consiglia la lettura del seguente articolo:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10049