Sagarmatha, colei la cui fronte tocca il cielo, è il termine con cui i nepalesi designano l’Everest, la montagna più alta della terra con i suoi 8848 m. E’anche il nome di uno splendido Parco nazionale, voluto da Edmund Hillary (l’uomo che per primo raggiunse, nel 1953, insieme allo sherpa Terzing Norgay, il tetto del mondo) al fine di proteggere il territorio e la cultura degli sherpa.
Giunto in Nepal secoli fa con carovane di yak, il popolo sherpa si stabilì lungo i pendii e le valli che scendono dal Chomolungma (“signora del vento”, il nome tibetano dell’Everest). Namche Bazar è la loro capitale, su un piccolo pianoro ai piedi del Khumbila, monte che gli sherpa ritengono sacro, inviolabile e protetto dallo yeti. L’intensificarsi dell’attività alpinistica soprattutto con l’avvento delle spedizioni commerciali, ha modificato profondamente le abitudini del popolo sherpa, visto che ormai quasi tutti gli uomini svolgono, nella stagione alpinistica (il periodo più propizio è quello pre-monsonico, per cui quasi tutte le spedizioni si portano al campo base ad aprile per attaccare la vetta in maggio), l’attività di portatore. Gli sherpa sono molto legati alla religione, per cui i sentieri, e in alto i campi, lungo la via di salita all’Everest (che prende le mosse dal precario aeroporto di Lukla) diventano un mix tra tecnologia, con gli impianti satellitari e i computer portatili in dotazione alle spedizioni, e spiritualità, con i tempietti adornati dalle tipiche bandierine di preghiera.
L’Everest non è l’unico “ottomila” del paese, ve ne sono molti altri tra cui il vicino Lhotse, l’Annapurna che sovrasta l’amena valle di Pokhara, il Dhalaugiri, il Kanchenjunga al confine con il Sikkim. Certamente la vetta più alta della terra è quella che richiama, e di gran lunga, più alpinisti. La presenza massiccia delle spedizioni, se è una risorsa economica ormai fondamentale per le popolazioni locali, porta d’altra parte problemi per l’accumulo di rifiuti in alta quota e per la conservazione dell’identità culturale del popolo sherpa, oltre ovviamente a quelli inerenti la sicurezza di spedizioni dove molti partecipanti spesso pagano molte migliaia di euro per “assicurarsi” a ogni costo la vetta, pur senza essere preparati ad affrontare la “zona della morte”. Tristemente famosa la tragedia delle spedizioni Fischer e Low del maggio 1996, raccontata nei libri “Aria Sottile” di Jon Krakauer, e “Lo Sherpa” di Jamling Norgay, quest’ultimo visto dalla parte dei nepalesi.
Perché aprile/maggio è il periodo migliore per l’Everest e gli altri 8000? Perché da un lato anticipa il periodo monsonico con il suo forte maltempo e le abbondanti nevicate sull’Himalaya (ovviamente in alta quota, oltre 5500-5800 m), dall’altro vede già normalmente il percorso della corrente a getto un po’ più settentrionale rispetto alle vette himalayane, che fino a marzo / inizio aprile ne vengono investite con conseguenti frequenti fortissimi venti sulle cime. Ovviamente la maggior parte delle spedizioni evitano l’inverno per ancora il forte vento e il freddo intensissimo, mentre un’altra “finestra” di tempo in genere buono è tra fine ottobre e metà novembre, ovvero nel periodo post-monsonico, con freddo però più intenso che a maggio e soprattutto meno ore di luce a disposizione.
Una torre dorata con due enormi occhi, corrucciati, gli occhi di Buddha che guardano il mondo. E’lo stupa più grande del Nepal, e si trova nella zona nordest di Katmandu, sulla collina di Svayambhunatha. Ci sono più templi che case nella valle di Kathmandu, a oltre 1300 m, dove si trova quindi la più grande raccolta di architettura religiosa del pianeta, con gli stupa buddisti e i santuari indù con tetti multipli disposti a gradini. Il più sacro tempio induista del Nepal è quello, sul fiume Bagmati, dedicato a Pashupari, che richiama fino a 100.000 devoti per il compleanno di Shiva. A Bhatgaon la spettacolare pagoda del tempio di Ishvari con i suoi cinque tetti pare ancora più alta per la vertiginosa scalinata guardata da statue di giganti armati, elefanti, leoni e grifoni. Notevole anche il tempio di Krishna a Patan, la “città dei mille tetti d’oro”.
Lumbini, il luogo ove nacque Siddartha Gautama, ovvero Buddha (565 a.C.) divenne ben presto meta di pellegrinaggio. Caduta per molti secoli nell’abbandono, la località venne riscoperta da una spedizione archeologica nel 1895 ed ora fa parte della lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Numerosi i siti Internet sul paese. Sulla rete si trova soprattutto molto materiale riguardante l’organizzazione di spedizioni di trekking tra le montagne dell’Himalaya (e per i più avventurosi anche verso le grandi vette), nonché resoconti, con ricca documentazione fotografica, di spedizioni degli anni passati. Soprattutto per noi italiani va ricordata anche la presenza, a poca distanza dal campo base dell’Everest, ai piedi della terribile seraccata di Khumbu, della Piramide del CNR. Segnaliamo www.info-nepal.com, www.welcomenepal.com (sito ufficiale dell’Official Tourist Board), www.visitnepal.com e www.everestnews.com.