In Cina si è appena inaugurata la centrale solare galleggiante più imponente al mondo a Huainan, nella provincia orientale dell’Anhui. La centrale solare Sungrow Power è stata costruita sul sito allagato di una vecchia miniera di carbone. Una circostanza quanto meno simbolica, che pone la Cina agli antipodi rispetto alla decisione degli USA di ritirarsi dall’Accordo di Parigi sul contrasto al cambiamento climatico.
La produzione della nuova centrale elettrica sarà di 40 megawatt, energia sufficiente ad alimentare fino a 30 mila abitazioni. Nel 2016 vicino a Londra era entrata in funzione una centrale solare galleggiante da 6 megawatt, che era considerata la precedente più grande al mondo. La Cina è diventata il primo produttore al mondo di energia solare, con una capacità di 77,42 gigawatt a fine 2016, secondo conti governative.
Oltre quello della centrale solare galleggiante dell’Anhui, la Cina ha anche il primato delle centrali solari su terraferma: la più grande del mondo si trova in Tibet, a Longyangxia. L’energia rinnovabile conta per l’11 per cento dei consumi cinesi, ma Pechino promette di arrivare al 20 per cento entro il 2030. Pechino si prepara a investire altri 360 miliardi di dollari in energia rinnovabile entro il 2020 e si aspetta di creare 13 milioni di posti di lavoro nel settore.
I cinesi sono nell’Accordo di Parigi non perché siano così sensibili alla difesa ambientale a livello globale, ma perché la «green economy» è il business di questo secolo e l’inquinamento atmosferico in Cina è un problema sociale ormai particolarmente sentito, da debellare.