La ricerca è stata mirata a catalogare e analizzare le rappresentazioni meteorologiche nella musica classica dal 17° secolo ai giorni nostri.
Karen Aplin, del Dipartimento della Oxford University di Fisica, e il dottor Paul Williams, del Dipartimento di Meteorologia della Reading University, sono infatti convinti che la musica classica è influenzata dal clima e hanno cercato di dimostrarlo nel rapporto pubblicato il 23 settembre sulla rivista Weather.
Ecco cosa dice il Dr Williams: “Abbiamo scoperto che i compositori sono generalmente influenzati nelle loro composizioni dal tipo di tempo che scelgono di rappresentare. Facciamo un esempio, che poi altro non è che una conferma di quello che da tutti è ritenuto uno stereotipo: i britannici sembrano sproporzionatamente desiderosi di rappresentare il Regno Unito con condizioni meteorologiche variabili e litorali spazzati da venti tempestosi.”
La ricerca ha dimostrato che i compositori inglesi utilizzando sovente la meteo, seguiti da francesi e tedeschi.
Generalmente, il tipo di tempo che più spesso viene rappresentato in una melodia è la tempesta, presumibilmente quale allegoria della turbolenza emotiva del compositore. Un esempio può essere Benjamin Britten, con la sua Four sea interludes dall’opera Peter Grimes.
Il vento è risultato essere il secondo elemento più utilizzato. Il vento può avere una varietà di applicazioni: da una leggera brezza che provoca il fruscio degli alberi, come all’inizio del terzo movimento di Berlioz Symphonie Fantastique, ad una vera e propria tempesta antartica, come in Sinfonia Antartica di Vaughan Williams.
La ricerca evidenzia anche l’evoluzione degli strumenti musicali nella ricerca di suoni che si avvicinino il più possibile a quelli della natura.
Strauss, per poter trovare ispirazione, aveva necessità sia del sole che del paesaggio alpino. Ahche altri compositori, come Berlioz, Schubert e Wagner avevano necessità di condizioni di bel tempo e dell’alta pressione. Wagner, per esempio, associava il maltempo alla disoccupazione e scrisse: “Questo è tempo terribile. Il mio lavoro è stato messo da parte per due giorni e il cervello è in declino. Non riesce ostinatamente ad adempiere i suoi compiti.”
Lo studio fornisce una base di risposte culturali sulla percezione del tempo meteorologico prima dell’era dei cambiamenti climatici. Sembra inevitabile che le future composizione musicali verranno influenzate ancor di più dalle variazioni del clima in epoca moderna: si arriverà al punto che gli artisti musicali Britannici, nel 2050, descriveranno il loro clima come caldo umido e poco piovoso?