Il meteo delle estati degli anni 2000 ha sempre più un principale protagonista: l’anticiclone subtropicale, o africano.
Amato da alcuni, odiato da molti, questa struttura barica fa sempre più capolino nelle nostre estati, portando lunghe pause asciutte, caldo spesso e volentieri forte o estremo, non che sofferenza per chi abita nelle città e per i ghiacciai alpini.
Ma come mai il meteo è sempre più condizionato da questa struttura di alta pressione?
Le risposte sono molteplici e coinvolgono sia i cambiamenti climatici, sia il riscaldamento globale, sia delle variazioni di dinamica dell’atmosfera e circolazione generale.
La disquisizione tecnica potrebbe essere molto lunga e complessa, ma voglio mostrare un esempio ai nostri lettori: propongo, da un punto di vista grafico, un confronto tra il meteo di un ipotetico anticiclone africano negli anni ’60-’70 (quando le estati erano maggiormente condizionate dall’anticiclone delle Azzorre) e uno degli anni 2000, nella fattispecie l’ondata di calore che ci ha coinvolto a fine giugno.
Come si può notare dalle immagini, le ondate di calore dovute al’anticiclone africano non solo sono sempre più frequenti, ma soprattutto sempre più vaste e persistenti.
Si nota come l’Italia nel caso degli anni sessanta sia coinvolta al più per due o tre giorni, mentre nel caso degli anni 2000 anche per 10 giorni consecutivi, oltre al fatto che, avendo una maggiore estensione, ha anche maggiori temperature.