Apparentemente potrebbe sembrare una contraddizione: siamo nella fase meteo statisticamente più calda dell’anno eppure le giornate hanno già perso un’ora di luce.
Il motivo sta nel fatto che i raggi solari sono leggermente meno potenti rispetto a metà giugno, ma il calore accumulato dell’atmosfera viene rilasciato più lentamente, pertanto, dal punto di vista statistico, siamo nel periodo più caldo dell’anno.
Tutte le medie climatiche italiane hanno tra metà luglio e metà agosto il culmine del caldo, con meteo favorevole a ondate di calore.
In realtà, quest’anno è stato piuttosto particolare poiché su alcune regioni del Nord l’ondata di calore estrema di fine giugno è stata la più calda dell’intero anno, ma il discorso non cambia: il periodo più caldo dell’anno non è quello attorno al solstizio, almeno nella stragrande maggioranza dei casi.
Oltretutto, nelle aree con forte coinvolgimento di clima marittimo il mese più caldo è addirittura agosto, quindi due mesi più tardi rispetto al solstizio d’estate, quando le giornate hanno già perso due ore di luce.
Il mare, infatti, ha un’inerzia termica molto lunga (rilascia molto lentamente il calore accumulato, talvolta anche dopo settimane), pertanto non solo agosto è il mese più caldo dell’anno, ma spesso e volentieri l’autunno è molto più caldo della primavera, cosa che invece non succede nella terraferma.
Il medesimo discorso può essere fatto in inverno: il periodo attorno al solstizio è molto raramente il più freddo dell’anno, mentre le più intense ondate di gelo sono sempre accadute a cavallo di gennaio e febbraio (e talvolta addirittura in marzo come nel caso del 2018).
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