Stanno crescendo a dismisura le segnalazioni sospette dei crateri che si creano improvvisamente sul nord della Siberia. Tutto era iniziato nello scorso luglio, con la prima voragine scovata sulla Penisola di Yamal (leggi qui). Sarebbero almeno una ventina le nuove voragini rinvenute nelle ultime settimane, alcune profonde decine di metri ma si teme che i buchi possano essere centinaia, trattandosi di aree artiche remote solo in parte frequentate da allevatori locali di renne. Otto piccoli crateri sono stati localizzati a ridosso del giacimento di gas di Bovanenkovo, dove vi sono 5 mila miliardi di metri cubi di gas.
La situazione si sta quindi facendo allarmante e la causa di formazione di queste voragini sembra vada attribuita, con sempre maggiore probabilità, all’improvvisa esplosione di bolle di gas naturale (in gran parte metano), che si trovano sul sottosuolo ghiacciato. Come avviene tutto ciò? In molte zone artiche, a causa del riscaldamento climatico, il permafrost si sta sciogliendo permettendo la liberazione di un’enorme quantità di carbonio che a sua volta va a produrre metano. Sarebbero proprio queste bolle di metano, una volta libere dal ghiaccio, ad espandersi fino ad esplodere. La paura cresce sulle zone abitate.