Trieste, le pianure del Friuli, del Veneto e dell’Emilia, vaste zone dell’Italia centrale fino alle medio-basse quote, la Puglia e persino le coste della Sicilia: tutte zone che hanno visto cadere la neve in questo mese di marzo, non sempre con accumulo al suolo.
Per il terzo anno di fila marzo inizia con condizioni atmosferiche invernali. Ricordiamo l’eccezionale ondata di gelo che investì l’Italia e l’Europa durante la prima decade del marzo 2005, ma anche la prima parte del marzo 2004, che fu due gradi più fredda rispetto alle medie climatiche pluriennali.
Quest’anno non abbiamo condizioni di gelo persistente. Brevi periodi perturbati, ventosi e freddi, solitamente associati ad irruzioni di aria artica, si alternano ad altri più miti. Ciò si evidenzia dalla distribuzione delle precipitazioni e dall’altalena termica a cui siamo soggetti da inizio mese.
La parte d’Italia più colpita dalle condizioni meteo avverse, è stata senz’altro il Centro-Sud, ma anche al Nord, specie sul settore orientale, non sono mancati gli episodi di riguardo, come la nevicata sulla pedemontana emiliana o la forte tramontana che ha spazzato il Nord Ovest i giorni scorsi.
In questo balletto di situazioni differenti si evidenziano le abbondanti precipitazioni che hanno interessato i versanti orientali ed il Sud. Da inizio mese si segnalano 60 mm di pioggia caduti a Trieste, 83 a Pescara, 76 a Bari, 80 a Grazzanise nella piana casertana, 66 a Napoli, 55 a Capri, 62 a Santa Maria di Leuca, 52 a Lamezia Terme, 70 a Campobasso (in parte neve) 119 mm di equivalente neve fusa sul Monte Scuro in Sila. Molto abbondanti le precipitazioni anche in Sicilia, pari a 65 mm a Palermo e 101 a Messina. In Sardegna 45 mm sono caduti ad Alghero. In Sicilia e Puglia le piogge cadute sono in vari casi superiori ai quantitativi medi del mese di marzo, mentre il Nord Ovest, se si eccettua la Val d’Aosta interessata da nevicate da “sfondamento” delle perturbazioni atlantiche oltre l’arco alpino, è rimasto quasi del tutto a secco.
Abbondante il manto nevoso presente al suolo in montagna. A quota 2000 metri è di circa 1 metro e mezzo sul settore alpino orientale e sull’Appennino Tosco-Emiliano, al Monte Terminillo raggiunge addirittura i 4 metri, per portarsi a 1.80 metri sulla Sila a quota 1700 metri. Sono inoltre presenti 13 cm di neve a Campobasso e 41 cm a Trevico, quota 1000 metri in Irpinia.
Capitolo temperature. La prima decade del mese si è chiusa con valori di mezzo grado inferiori alla norma del periodo 1961/90. I primi quattro giorni della seconda decade sono stati invece 2.5°C più freddi della norma. Rispetto alla media di tutto il mese di marzo, nei primi 14 giorni le temperature sono 2°C più basse. Più freddo al Nord Est rispetto al resto d’Italia, con differenze negative rispetto alla norma di oltre 3°C; pìù caldo in Sardegna con differenze negative di 1.5°C.
La natura artica delle irruzioni fredde che ci hanno interessato si evidenzia dal fatto che sono state le stazioni meteo poste in montagna a registrare le anomalie termiche maggiori rispetto alle proprie medie di riferimento. Al Plateu Rosa, 3500 metri di quota sotto il Cervino, la temperatura è scesa fino a -27.4°C, un valore avvicinato ma non raggiunto nemmeno durante l’ondata di freddo dello scorso anno.
E’ importante segnalare che pur in assenza di ondate di freddo di eccezionale rilevanza, è dalla terza decade di novembre che non si registrano periodi lunghi più di pochi giorni con temperature sopra norma. E’ tutto l’inverno che l’Italia vive ai margini dei maggiori eventi meteo, che hanno colpito a più riprese paesi quali la Germania, la Polonia, i Balcani, la Scandinavia e la Russia. E’ stato un inverno duro in Europa, con punte di gelo significative, ma attenzione a considerarlo eccezionale: se si consultassero gli archivi si scoprirebbero diversi inverni negli ultimi cinquant’anni più freddi di questo e soprattutto si capirebbe che l’Italia non di rado riceve solo sbuffi del freddo inverno centro-europeo.