La forte struttura anticiclonica, con perno saldamente posizionato sulla Regione Alpina, non riesce a proteggere la nostra Penisola da un ingresso d’aria gelida di matrice artico-continentale, proveniente dai settori europei orientali.
Come ampiamente sottolineato nel corso degli ultimi giorni, l’avvezione fredda penetra solo negli strati medio-bassi dell’atmosfera, mentre a quote più elevate gli alti geopotenziali si sommano ad aria non particolarmente fredda. Prendendo come riferimento l’altezza isobarica di 500 hPa, le isoterme sono infatti attorno ai -25°C su quasi tutto il territorio nazionale e solo il Canale d’Otranto è lambito da termiche più rigide, pari a -30 gradi.
Questo spiega i motivi per cui il forte raffreddamento in atto sull’Italia non è collegato a fenomeni di rilievo: proprio la mancanza di forti contrasti termici anche con le quote più alte dell’atmosfera, stante la presenza di uno strato d’aria più temperata e secca oltre i 2500 metri (inversione termica), che inibisce l’ascesa dell’aria e di conseguenza anche le possibilità convettive.
Decisamente più marcato l’afflusso gelido a circa 1500 metri d’altezza, con un’isoterma di -10°C entrata su buona parte delle coste adriatiche, ma in ulteriore accentuazione nelle prossime ore; sono infatti previste isoterme inferiori ai -10 gradi su gran parte del Sud, con picchi fino a -14°C sulla Puglia. Valori davvero di tutto rispetto (pur di durata brevissima), anche raffrontati alle ondate fredde storiche per tali zone.
Solo le zone lambite dall’aria più fredda anche a quote più elevate risentono di nubi irregolari, mostrate chiaramente dalle immagini satellitari. Tra Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata. Calabria e nord della Sicilia si osserva infatti una nuvolosità frammentata a carattere cumuliforme, tipica di questo tipo di intrusioni fredde collegate a forte ventilazione anche al suolo.
I fenomeni sono piuttosto radi, già in queste ore vi sono occasioni per fioccate fino a quote bassissime, prossime al livello del mare sulle zone adriatiche, ove il crollo termico è legato anche ad un crollo dei tassi d’umidità relativa. Su queste stesse zone vi sarà occasione nelle prossime ore per una maggiore temporanea probabilità di fenomeni, anche se gli accumuli saranno del tutto isolati.
Le restanti zone peninsulari e la Sardegna risentono molto più marginalmente degli effetti dell’avvezione fredda, anche se la maggiore protezione anticiclonica ed i venti in attenuazione favoriranno un probabile forte calo delle temperature minime fin dalla prossima notte.
La differenza con l’ondata di freddo di metà Dicembre 2007 è dunque presto chiarita. In quell’occasione, giunse in pieno sui nostri mari un nocciolo ciclonico molto gelido anche alle quote alte dell’atmosfera, mentre stavolta l’alito gelido da oriente (decisamente più intenso dell’episodio di due mesi orsono) avviene in un contesto decisamente altopressorio a tutte le quote.
L’azione ciclonica artica in quota è posizionata poco ad est, con perno sull’area balcanica nel cuore del Mar Egeo, ove è presente una bomba depressionaria gelida in quota, con isoterme a 500 hPa che raggiungono picchi inferiori ai -40 hPa.
Questa dinamica determina forte instabilità in quelle zone, con nevicate diffuse. Nelle ultime ore la neve è giunta fin su Atene, ma nella giornata di domani l’ulteriore affondamento del vortice verso E/SE porterà i fenomeni a carattere nevoso fin sul Peloponneso, le Cicladi e l’Isola Creta, anche a livello del mare.
L’Anticiclone sta affondando le radici sempre più verso sud ed i massimi barici sono destinati a giungere presto sul Mar Mediterraneo, nel cuore delle nostre regioni, limitando rapidamente i deboli sbuffi leggermente instabili lungo il versante del medio-basso adriatico.
Il rinforzo barico sarà notevole, se si considera che su oltre due terzi d’Italia, nel corso di domani, si potranno raggiungere valori intorno o poco superiori ai 1040 hPa, che allontaneranno molto rapidamente verso est l’afflusso gelido.
Curiosamente, per trovare valori di pressione al suolo altrettanto elevati, bisogna tornare indietro di oltre un anno, cioè alla parentesi anticiclonica fra il 31 Dicembre 2006 ed il 1° Gennaio 2007.