Il nome di molti mari talvolta è legato alle caratteristiche cromatiche che assume, mentre il Mar Morto si chiama in questo modo perché le sue acque godono di un tasso di salinità talmente elevato da non permettere la vita: sono infatti presenti solo microrganismi, alghe e un’unica specie di gamberetto. Nei documenti storici si trovano altri nomi per definirlo fra cui Mare Salato, Mare Aggressivo e Mare del Destino. Questo mare è in realtà un grande bacino lacustre, che ha la peculiarità di essere situato nel punto più basso della Terra, quasi 400 metri al di sotto del livello marino: si tratta di un lago terminale, ovvero privo di emissari, alimentato unicamente dalle acque del fiume Giordano e qualche altro corso d’acqua minore.
La salinità media del Mar Morto raggiunge addirittura il 33.7%, valore elevatissimo se lo confrontiamo con la nostra acqua salata: per esempio il Mar Adriatico ha una salinità media del 3.8%, che corrisponde a 38 grammi di sale disciolti in un kg di soluzione. Questa fortissima concentrazione di sale sul Mar Morto è dovuta a due motivi fondamentali: l’afflusso continuo per migliaia di anni delle acque ricche di sali (asportati dalle rocce e dai suolo) del Giordano. Inoltre, le perdite per la forte evaporazione dovuta al clima caldo e arido (scarsissime precipitazioni) hanno col tempo favorito l’aumento inevitabilmente della salinità sul bacino che ha la caratteristica di essere chiuso e, come già detto, senza emissari per smaltire e rimescolare le acque così salate. Nel nostro Pianeta, solamente alcuni laghi antartici e il Lago Assal etiope hanno un contenuto di sale di qualche unità più elevato.
In acque così salate la caratteristica è quella che può galleggiare chiunque, ed è anche questo il motivo per cui si è sempre pensato che quasi nulla potesse sopravvivere alle sue acque ipersature. I ricercatori della Ben-Gurion University hanno tuttavia scoperto che il Mar Morto, in realtà, non è così defunto come si pensava. Sul fondo ci sarebbe infatti dell’acqua dolce che sgorga in continuazione, dove riuscirebbero a vivere alcune colonie di microrganismi particolarmente resistenti alle elevate salinità. L’acqua dolce sembra sgorgare da crateri dalle pareti ripide, con un diametro di circa 15 metri e profondi almeno 20. I crateri sono collegati ad un complesso sistema di fonti sottomarine lunghe decine di metri e profonde fino a 30.
Le rarissime volte che la pioggia riesce a cadere in modo accettabili, il lago si “desalinizza” tramite l’acqua dolce raccolta nel bacino, e può dare il via ad esplosioni di vita microscopica. Nel 1980, ad esempio, dopo un inverno particolarmente piovoso, il Mar Morto si popolò diffusamente di una specie particolare di alghe tanto da colorare l’intero lago di rosso. Esiste però un dato di fatto di cui non si può tener conto: il Mar Morto sta velocemente sparendo, sia per ragioni geografico-fisiche, sia per motivi direttamente riconducibili all’intervento umano. Il livello delle acque del Mar Morto era da 100 a 250 metri più elevato fino a 12.000 anni fa: se consideriamo però che questo lago salato si trova in una regione estremamente secca che sprigiona temperature estive fino ad oltre 45 gradi è facile immaginare perché stia lentamente sparendo.
Ci sarebbero anche colpe dell’uomo. Il fiume Giordano, in qualche modo fonte di vita del Mar Morto, da una cinquantina d’anni viene sfruttato per un progetto di irrigazione su larga scala che sottrae molta dell’acqua che ha storicamente alimentato il lago salato. Ecco il motivo per cui il livello del Mar Morto è sceso di 27 metri in circa 35 anni, con un abbassamento che prosegue ad un ritmo medio di un metro all’anno. Tra i piani per salvarlo, il più ambizioso (al tempo stesso quasi irrealistico) è stato proposto nel 2009: l’intenzione sarebbe quella di estrarre 300 milioni di metri cubi d’acqua all’anno dal Mar Rosso, desalinizzarli, e utilizzare l’acqua dolce per il consumo domestico o agricolo, e gli scarti per ripristinare l’acqua perduta del Mar Morto attraverso una serie di condotti sotterranei. Si sono già stanziati 15 milioni di dollari americani per lo studio di fattibilità, vedremo presto se il progetto avrà davvero un futuro.