Il riscaldamento stratosferico che ha avuto luogo poche settimane fa ha causato uno sconquasso atmosferico non indifferente. Riscaldamento che si è propagato verso il Polo Nord, più in generale sul Circolo Polare Artico, e le conseguenze sulla banchisa artica non si sono fatte attendere.
Le variazioni più eclatanti, ovviamente, hanno riguardato le temperature a livello del suolo ovvero sono state registrate anomalie positive davvero imponenti: stiamo parlando addirittura di scostamenti di 20-30°C rispetto alle medie di riferimento!
Ricordiamoci che in questo periodo l’Artico continua a espandere la propria superficie ghiacciata, ma la tendenza sarà presto rovesciata e il ghiaccio inizierà gradualmente a ritirarsi. Quasi sicuramente il massimo annuale verrà registrato nei prossimi dieci giorni, come mostrano le statistiche ma il dato potrebbe essere influenzato – pesantemente – dalle ultime settimane che hanno visto una crescita ben al di sotto della media. Le prime rilevazioni ci dicono che l’estensione media di febbraio è stata la più bassa dal 1979 (anno durante il quale iniziarono le rilevazioni satellitari).
Nello specifico, la superficie media di febbraio 2018 era pari a 13,95 milioni di chilometri quadrati, ovvero 1,35 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media mensile del periodo 1981-2010 (dati NSIDC).
Non v’è alcun dubbio che il comportamento anomalo è stato causato dall’improvviso riscaldamento stratosferico di metà febbraio, riscaldamento che si è propagato alla troposfera dando luogo alla formazione di un’alta pressione sulla Groenlandia e le aree circostanti. Ciò ha impedito le tipiche ondate di maltempo, provocando un inaspettato disgelo nei mari di Bering e Chukchi.