Il discorso va affrontato con la dovuta cautela e di sicuro è un argomento che fu trattato a suo tempo nel corso della passata stagione estiva allorquando si discuteva se le temperature rientrassero all’interno di un range “medio”. Le conclusioni furono le più varie ma personalmente ritenevo che, come espresso più volte dal MTG, se si rientrava in una ipotetica media era altrettanto vero che le configurazioni bariche che ci condussero ad una tale situazione erano ben lungi dalla tipica condizione di “normalità” estiva. E si arrivò cosi all’inizio dell’autunno meteorologico con la classica rottura post-ferragostana mancata più e più volte.
E se la mancanza totale di precipitazioni poteva essere messa in conto nel periodo estivo, anche la nuova stagione portò con se quelle “anomalie” tali da trasformare una normale bistagionalità mediterranea in un pesante deficit idrico. E a ben poco servirono le varie sortite depressionarie provenienti dal nord Europa. Utili solo parzialmente a colmare una mancanza di piogge che in molte regioni (in particolare al nord e molte zone del centro) è tuttora di attualità.
È vero infatti che se al sud c’è ancora preoccupazione per una critica fase precipitativa, sul resto del paese si spera in un pronto e deciso cambiamento che in qualche modo possa segnare il definitivo passaggio alla vera stagione invernale. Proprio perché continuano quelle anomalie (anche termiche) che stanno rendendo questo primo scorcio di stagione simile ad un autunno nella sua piena fase di maturità.
E proprio dal concetto di “anomalia” deriva quello di normalità. Potrebbe sembrare una marcata contraddizione ma per molti addetti ai lavori, a quanto pare, non lo è. Ma si sa, a volte si cercano delle spiegazioni che possano mascherare delle responsabilità nel prevenire eventi che con un po’ più di attenzione avrebbero potuto risparmiare dolore e distruzione. Purtroppo sempre più spesso stiamo assistendo a situazioni che ben poco hanno di normale. Si passa da lunghi periodi di siccità o tendenzialmente miti, ad altri estremamente piovosi o repentini cali di temperatura. Non è certo nostra intenzione soffermarsi sulle possibili cause, tuttavia è sconcertante poi dover sentire discorsi sui vari concetti di “media” o di “normalità”.
In questi giorni di pioggia capita anche di dover spiegare come fenomeni estremi servano a ben poco. Se non a causare problemi e polemiche. Ed è ancora più incredibile che, a fronte di 300 mm caduti nell’arco di un giorno, ci si possa sentire appagati perché il deficit presente è stato colmato. O perché l’intensità delle precipitazioni ha consentito di riportare i valori su quelli che risultano, da anni e anni di osservazioni termopluviometriche, definibili “media stagionale”. Certamente chi ha subito i danni maggiori avrebbe fatto volentieri a meno di una media tornata tale. Avrebbero sicuramente preferito se la normalità stagionale attesa avesse fatto il suo dovere in ben altro modo.
Forse, giunti a questo punto, resta da interrogarsi sul come e sul modo nel quale sia possibile adeguarsi a delle situazioni che si presentano con sempre maggiore frequenza. È pur vero che determinati accadimenti presentano dei tempi di ritorno ultra decennali, ma è pur vero che ci si trova troppo spesso impreparati ad affrontare emergenze evitabili. E magari l’impotenza di fronte all’imponderabile lascia la magra quanto incomprensibile soddisfazione di poter affermare, finalmente, che la natura quel che toglie prima o poi restituisce. Legge compensativa quanto mai inopportuna a fronte di una scienza che consentirebbe ben altre indispensabili soddisfazioni.