Difficilmente, in passato, abbiamo analizzato situazioni come questa, nella sua prospettiva, che ci mostrano una sorprendente attività baroclina dei vortici freddi (vortici polari) segnare delle qualità circa le masse d’aria in gioco. Qualità che lette attraverso la fisica/termodinamica, fanno registrare, sul settore dall’alta Russia a ridosso della parte settentrionale della catena degli Urali un eclatante, pur sempre teorico, valore espresso in DAM di 485! Ben al disotto di qualsiasi soglia di riferimento.
Tanto per rendere più chiara la situazione, potenzialmente esplosiva, dobbiamo spiegare cosa si intende per quel valore. L’aria ha un suo peso specifico e naturalmente dal basso, essendo essa un composto di gas, tende a salire verso gli strati alti dell’atmosfera. A questo, ovviamente, va aggiunta la forza di gravità terrestre.
Quindi una colonna in verticale d’aria, molto fredda, come mostra il modello di UKMO, spende molta più energia di una massa “mite” (peso specifico inferiore) per raggiungere la relativa quota di riferimento e vincere la gravità terrestre. Quindi il suddetto nucleo freddo si presenta talmente “gelido” (peso specifico nettamente maggiore, per via di molecole in aggregazione) che a stento si porta nei medio strati dell’atmosfera e nettamente sotto la soglia dei 552 DAM.
Data questa considerazione e vista la disposizione degli altri centri pressori nel comparto europeo, potremmo dedurre che la forza dinamica dell’alta pressione posizionata tra la media Russia ed i Paesi finnici, verrebbe dopo la data del 10 gennaio, colpita da questo “bolide” freddo e teoricamente erosa sul suo bordo nord orientale.
Spostando lo sguardo verso ovest, in direzione dell’Islanda, appare un’altra figura ciclonica di matrice oceanica, che vorrebbe aprirsi un varco, tramite una sua saccatura, in direzione dell’Europa occidentale. Uno scontro impari, tra le due rotazioni cicloniche, poiché la capacità “erosiva” del primo vortice isolerebbe totalmente tale cella altopressoria verso nord.
Quindi il Mediterraneo centrale, in una successiva fase, verrebbe coinvolto da aria gelida di origini continentali, in contrasto, con aria mite, ex origini atlantiche, in direzione del basso settore del Nostro mare. Tutto ciò produrrebbe una serie di contrasti molto marcati, capaci di ricreare delle rotazioni cicloniche sulla parte centrale o centro meridionale della nostra Penisola.
Al momento, e data la distanza temporale esaminata, non possiamo pronunciarsi circa gli effetti di tale evoluzione, ma segnare e segnalare, ancora una volta, che l’atmosfera predilige delle situazioni consolidate, come quelle passate, e trova molta più difficoltà ad opporre una chiara evoluzione in controtendenza.
Siamo quindi giunti ad un immaginario bivio, ove la nostra Penisola potrebbe subire pesanti avvezioni fredde. L’argomento, in ogni caso, verrà ripreso ed analizzato, nuovamente, anche nei prossimi giorni.
ha collaborato A.P.