L’inverno meteorologico ci ha definitivamente salutato, eccoci quindi come ogni anno ad analizzare la stagione appena trascorsa per tirare le somme su quello che è successo.
Dicembre si è aperto con una anomalia positiva lasciata in eredità dal finire del mese precedente. La prima settimana è stata comunque regolata dal tempo atlantico, ovvero con una alta pressione azzorriana distesa sui paralleli e umide correnti atlantiche provenienti dal flusso zonale a fungere da disturbo.
Nei pressi del ponte dell’Immacolata sulla regione è giunta una perturbazione di origine nord atlantica. Il giorno 7 pochissimi i millimetri di pioggia accumulati, oltretutto a macchia di leopardo. Il giorno 8 maggior evoluzione del tempo perturbato, le maggiori zone colpite sono state il Polesine e la costa: sfiorati i 30 mm, mentre nel resto della regione non si sono registrati più di 5-6 mm.
Dal giorno 9 è iniziata una fase di naturale inversione termica per questo periodo, che in pianura giorno dopo giorno ha accumulato un cuscino abbastanza freddo. La nebbia alternata a cieli grigi ha abbassato le massime, tali valori si sono attestati tra i 4° della bassa pianura fino ai 9° dell’alta pianura.
Dal 10 al 14 dicembre il regime di inversione termica ha dominato la scena meteo della regione. In questo contesto le minime di alcune località sono scese di qualche decimo sotto lo 0°.
Il 14 dicembre è stato il giorno della svolta: è iniziata la discesa di un nucleo gelido retrogrado dalle pianure russe. Tra la sera tardi del 14 e la mattina del 15 rovesci nevosi hanno colpito molte zone di pianura: gli accumuli sono arrivati fino a 7 cm.
Il nucleo gelido ha prodotto gli effetti sopraccitati pur avendoci colpiti solo di striscio, ancor più interessante sarebbe stata l’evoluzione del tempo se tale perturbazione ci avesse preso in pieno.
Fino al giorno 17 un continuo spirare di venti nordorientali ha mantenuto le minime sopra lo 0° e le massime sotto i 10°.
Dal 18 dicembre è iniziata una nuova fase meteo, contrassegnata dal bel tempo e da temperature mattutine di molti gradi sotto lo 0°: queste ultime si sono avute grazie al depositarsi dell’aria fredda, giunta nel weekend precendente, al suolo. Gelate hanno interessato anche le zone costiere. Tra le stazioni di pianura ha primeggiato Galzignano, che in questo periodo ha toccato i -8.8°, molte altre stazioni hanno raggiunto o sfiorato i -6°.
Dopo una pausa mite a cavallo delle feste natalizie, il giorno 27 dicembre è ritornata in auge l’inversione termica, gli effetti però sono stati maggiori.
Il giorno 28 il fenomeno della nebbia ha interessato buona parte del Veneto meridionale e occidentale, le zone costiere e la parte centrorientale sono rimaste sotto il sole. Già da questo giorno, e successivamente nei giorni 29 e 30, si sono registrate giornate di ghiaccio nelle zone interessate dal fenomeno.
Il giorno 29 si è registrato l’apice del freddo con temperature minime che ai limiti delle zone nebbiose hanno toccato i -7°. Al centro della fascia nebbiosa, invece, si sono raggiunti i valori più bassi per quel che riguarda le massime: Merlara, insieme a Trecenta e Roverchiara non ha superato i -2.1°, Urbana e Vangadizza hanno registrato -2.0° di massima.
Gennaio è iniziato al freddo, i -5° si sono toccati diffusamente a Capodanno, generalmente si può dire che i primi 3 giorni sono stati veramente invernali.
Il giorno 2 gennaio un primo afflusso di aria fredda ed instabile di provenienza orientale ha prodotto un effetto stau sulle prealpi vicentine. Le montagne in questione e la pedemontana vicentina ed in parte quella trevigiana sono state colpite da deboli nevicate. Accumuli irrisori di qualche centimetro nella zona.
Il giorno 3 è stato il giorno della neve in gran parte della pianura, le nevicate da deboli a moderate hanno colpito la regione. In alcune zone del Polesine sono stati raggiunti i 7/10 cm di accumulo.
Il giorno 4 c’è stata una nuova svolta meteorologica, il tempo è stato dominato dal flusso atlantico, il regime di piogge ha iniziato ad assumere connotati più autunnali che invernali. Nel veronese gli accumuli hanno superato i 15 mm il giorno 6. Le temperature che tuttavia si sono mantenute inizialmente basse, con il passare dei giorni si sono alzate per merito di miti correnti sudoccidentali.
Come nel più classico dei regimi atlantici, le perturbazioni si sono alternate al bel tempo: in pianura l’inversione termica ha fatto in modo che le temperature non si alzassero di molto.
Nel weekend del 12/13 gennaio una nuova perturbazione atlantica si è abbattuta sulla regione, le temperature sono state molto alte toccando i 13° anche con regime piovoso. La neve in montagna è caduta oltre i 1700m in un contesto tutt’altro che invernale.
L’atlantico, dopo questa fase perturbata, è tornato a dominare il nord Europa, mentre sulla nostra regione è sopraggiunta una nuova Hp di matrice sub-tropicale. In Pianura le termiche, per merito della naturale inversione invernale, sono rimaste pressoché stazionarie mentre alle quote medio alte sono aumentate moltissimo, toccando valori fino a 10/12° a più di 1000 m di quota.
Il giorno 22 vi è stata una fulminea passata fredda, subito rimontata dall’alta pressione sub-tropicale. Dal giorno 23 sono ritornate le gelate in pianura mentre di giorno il clima è stato molto piacevole: in pianura al mattina si sono registrati -1°/-2°, al pomeriggio i termometri sono saliti fino a 9°/10°
Gennaio si è chiuso con 3° di anomalia positiva e senza nessuna svolta fredda all’orizzonte.
Febbraio è iniziato sotto un regime di correnti atlantiche. Dal giorno 2 al giorno 4 correnti instabili hanno generato precipitazioni a carattere sparso e nevicate in montagna solo al di sopra dei 1000-1200.
Passata l’ondata di maltempo è ritornata in vigore l’alta pressione. Fino al giorno 8 l’escursione termica è stata ampia: a gelate mattutine si sono corrisposte temperature più che primaverili in pieno giorno: in questo contesto l’alta pianura veronese ha raggiunto e superato i 18°, nel resto della regione i 15° si sono toccati diffusamente.
Dal giorno 9 fresche ingerenze orientali hanno iniziato ad affluire verso la nostra regione. Le minime in un primo tempo sono rimaste invariate mentre le massime sono scese di qualche grado attestandosi poco sopra dei 10°.
Col passare dei giorni l’inversione termica ha fatto il suo dovere facendo scendere i termometri fino a -6° di minima in alcune località.
Nel week end del 15-17 febbraio una bordata gelida, che ha portato i suoi maggiori frutti ad Atene ed Istanbul, ha in parte colpito il nostro territorio.
Le termiche in questo contesto sono scese fino a -9° a 850 hPa. In pianura gli effetti, come era plausibile aspettarsi in un contesto di flusso freddo in quota senza precipitazioni, si sono avuti solo nelle mattinate del 18 e 19 febbraio: in questi due giorni l’aria fredda si è depositata al suolo facendo piombare i termometri fino a -7°.
Col passare dei giorni l’alta pressione, già apportatrice di flussi meridionali, ha fatto alzare le temperature massime e l’escursione termica. Nuove gelate si sono verificate nelle zone più interne di bassa pianura.
Nel periodo 21-25 febbraio a grande sorpresa è tornata la nebbia in pianura. Le temperature in quei giorni hanno faticato molto a salire rimanendo molto basse fino al mezzodì. Alla definitiva uscita del sole però le massime sono salite sopra i 10° in tutta tranquillità.
In febbraio le situazioni di gelo più forte si sono avute in montagna. Interessanti i dati che provengono da Roda del Corvo (1300m): dall’8 al 20 febbraio il termometro di questa stazione è sempre sceso sotto i -20° di minima.
Il mese si è concluso con leggeri disturbi atlantici che non hanno generato precipitazioni.
In conclusione
Un bilancio sicuramente positivo se paragonato all’eccezionale, caldo trimestre del 2007. Se dovessimo confrontare questo inverno con la media degli anni 2000, potremo dire che è comunque sopramedia e con pochi episodi (seppur quei pochi significativi) di stampo pienamente invernale.
Fa riflettere come in un inizio 2008 che segna a livello mondiale un deciso rallentamento del global warming come non avveniva da anni, l’Europa soprattutto quella settentrionale e occidentale, segni un valore in controtendenza rispetto a quello di altre aree geo-climatiche del pianeta confermandosi ancora una volta come sia la zona che in proporzione si è scaldata e si scalda di più.
Tornando a discutere dell’inverno sulla nostra regione si può dire che è stata una stagione che ha avuto il suo massimo splendore in dicembre. Il periodo freddo 8 dicembre- 4 gennaio si è avvalso pure di due episodi nevosi. Molto bello l’episodio di galaverna nel basso veneto: l’intensità è paragonabile a quello del 1989, non la durata. Dicembre ha chiuso leggermente sotto la media.
A gennaio l’inverno ha dovuto mollare la presa, sopraffatto da correnti atlantiche prima, e da ingerenze sub-tropicali poi. Gennaio per molte località è stato uno dei più caldi, in alcuni casi secondo solo al 2007.
A febbraio vi è stato il ritorno di un simil-inverno dal freddo mattutino, che ha avuto l’apice nella bordata fredda di metà mese. L’ultimo mese invernale si è chiuso senza sussulti e sopra media.
L’unica nota positiva da questa stagione viene dalla montagna, infatti dai 1300/1500 m in su la nevosità è stata buona, anche se non in tutte le zone; bisogna dire che negli ultimi anni le dolomiti avevano sofferto della mancanza di eventi nevosi invernali.
C’è stato pure un gradito ritorno della nebbia, che nei tre mesi invernali si è formata più volte: è bene ricordare infatti che negli ultimi anni la frequenza di questo fenomeno era sempre minore.
Per un maggior approfondimento vi rimandiamo alla lettura dei seguenti articoli:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=16987
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17039
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17081
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17179
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17273
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17349
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=17466
Si ringrazia per la collaborazione Marco Camera dell’Associazione Meteo4