Così veniva descritto in un passaggio “lirico” del grande poeta francese la meraviglia che destavano in Lui queste forme mai definibili e sempre in continuo mutamento. Le nubi.
Dobbiamo risalire ai primi dell’800 per avere una visione più completa e certamente tecnica, circa la definizione di questi “miracolosi” ammassi di vapore condensato.
Il freddo della sera sembrava farsi ancora più pungente – siamo nel 1802 – al piano terra del vecchissimo edificio la cui struttura sembrava essere ormai indefinibile e perdersi tra le varie architetture sovrapposte nei secoli. Il giovane signore – qui non abbiamo certezza chi egli fosse ed a cosa si riferisse Baudelaire , se uomo di scienza o solo amante della natura – si alzò e rivolgendosi alle persone presenti nella sua umile dimora le invitò tutte fuori ad osservare lo spettacolo che si poneva in essere, schiudendosi, sopra le loro teste.
Probabilmente ignaro, quando ebbe tutti gli ospiti fuori dalla casa, pronunciò a voce alta e con impostazione didattica la sua istintiva conferenza sulla modificazione e formazione delle nubi.
Il disagio di parlare in pubblico di questo argomento era enorme, gli scettici all’epoca credevano in ben altri destini, ma il quasi trentenne uomo si fece coraggio e parlò con grande proprietà di termini e riferimenti scientifici .
Il pubblico ne rimase entusiasta per la minuziosa descrizione e composizione che egli offrì circa le nubi che si presentavano scorrere sotto il “parato celeste”, sia per la proprietà di termini usata sia per la didattica sferzante.
L’unico desiderio del giovane era quello di descrivere , attraverso le forme, la struttura delle “bianche apparizioni”. Se tutto ciò , come si augurava, sarebbe stato compreso dall’auditorium, probabilmente sarebbe entrato a pieno titolo nella scienza allora molto legata a vecchi schemi.
E così fu. Egli descrisse, alle circa 50 persone presenti, in maniera dettagliata la struttura e la forma delle nubi, tramite la loro origine e conseguente sviluppo.
I suoi argomenti, giudicati anche da vecchi studiosi dell’epoca, risultarono così magnificamente convincenti tali da spingerlo ad approfondire, in ulteriori incontri, la magnificenza di tale forma del “creato”.
A pieno titolo entrò, dopo anni di studi e di grandissime difficoltà, nella, allora filosofia, naturale che poi venne denominata con il nome di “nefologia” (dal greco nuvola).
Quasi sempre, all’inizio, i pionieri intellettuali furono tormentati dai dubbi: su se stessi, le proprie storie ed il vero significato delle questioni che li assillavano.
Certo egli non poteva immaginare, dietro quell’impeto di parole ispirate, e contro tutte le accademie scientifiche , che anni e anni dopo Luke Howard aveva inaugurato un nuovo capitolo circa lo studio della natura inseguendo la composizione delle nubi e la loro struttura.
Qualche anno prima erano solo supposizioni astratte e mal viste dalla vecchia guardia di studiosi, in seguito diverranno elemento per approfonditi studi, anche contemporanei, circa una visione, molto ispirata, di un giovane chimico che all’epoca si dilettava nel rappresentare delle forme, ovviamente per la scienza di allora, un po’ bislacche.
Questa vuol essere anche un’esortazione rivolta a persone, giovani, di “grandi visioni”, di non lasciare mai nulla di intentato nella vita e seguire, magari pagando un carissimo prezzo, la propria innata e spiccata indole fatta di naturali inclinazioni.