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L’impatto delle attività umane sulla Corrente del Golfo

di Andrea Meloni
05 Ott 2006 - 13:31
in Senza categoria
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Circolazione marina in Atlantico: in rosso le correnti calde in blu quelle fredde.
La Corrente del Golfo è una corrente marina che ha origine nel Golfo del Messico e raggiunge con la sua benefica influenza le coste centro-settentrionali dell’Europa atlantica, mitigando il clima.

Ogni inverno, all’incirca sud ovest dell’Islanda, enormi masse d’acqua di salinità relativamente alta che scorrono verso nord a profondità intermedie (circa 800 metri), risalgono in superficie dove vengono sottoposte ad un raffreddamento per effetto di forti venti gelidi che giungono dalle distese continentali del Canada e della Groenlandia.

In questa fase, l’acqua perde rapidamente calore ed è sottoposta ad una raffreddamento medio di circa 8°C (da +10°C a soli +2°C).

L’alta salinità e la caduta termica, rendono l’acqua particolarmente densa: l’acqua salata e fredda è più pesante dell’acqua dolce e calda sottostante che risale, mentre quella fredda affonda rapidamente fino ai fondali dell’Oceano Atlantico da dove ha origine la corrente profonda (acque fredde ad alta concentrazione di salinità) e quindi il nastro trasportatore, un enorme circolazione sottomarina di vitale importanza nella termoregolazione climatica del Pianeta.

La formazione della cosiddetta acqua profonda nord-atlantica, libera una quantità di calore sbalorditiva che è pari a circa il 30% dell’energia solare che giunge annualmente sulla superficie dell’Atlantico settentrionale.

Il liberarsi di questo calore determina un riscaldamento delle masse d’acqua delle correnti che raggiungono l’Europa settentrionale, dove vi mitigano i rigori dell’inverno.

Il riscaldamento, a parità di latitudine è sorprendente, ma si rammenti, è solo invernale; d’estate infatti, gli effetti termodinamici sono pressoché assenti.

In superficie, lungo il loro tragitto sul nord Atlantico, le calde acque della Corrente del Golfo si raffreddano. Le masse d’acqua calda che si portano sui bacini centro settentrionali europei e sino al Mar Glaciale Artico, sono generate dai processi dinamici dove l’affondo di acque dense ad alta salinità hanno un ruolo quasi fondamentale.

Semmai la salinità delle acque sull’Atlantico settentrionale dovesse diminuire, si avrebbe un’interruzione, o una diminuzione, dell’intensità della corrente calda, ed un raffreddamento delle regioni attualmente ne sono mitigate.

La stagione invernale è ormai prossima, sono iniziati gli studi sullo stato di salute della Corrente del Golfo.

Alcune teorie, non supportate da pubblicazioni scientifiche, affermano che il calo di salinità delle acque del Nord Atlantico è causa del cambiamento climatico europeo, dove si è sensibilmente attenuata la frequenza di perturbazioni provenienti dall’Atlantico.

Altri studi propongono come causa di tal diminuzione, l’espandersi verso nord del clima subtropicale per effetto della salita della temperatura.

Bill Turrell, del servizio di ricerca sulla pesca di Aberdeen, che sta misurando la salinità delle acque che bagnano le coste scozzesi, lancia l’allarme: il livello di salinità è in costante e veloce discesa.

Terry Joyce, dell’Istituto oceanografico statunitense Woods Hole, uno dei massimi esperti in materia afferma: il rischio di avere un rapido cambiamento climatico sta aumentando sempre di più a causa del riscaldamento terrestre, che continua a crescere. Nei prossimi 100 anni possiamo dire di avere il 50 per cento di possibilità di un danneggiamento molto grave della Corrente del Golfo.

Sempre in America, due scienziati, Stocker e Schmittner hanno utilizzato un modello matematico (modello fisico del clima) per analizzare l’impatto crescente di CO2 (anidride carbonica) nell’atmosfera.

I risultati non sono confortanti: il raddoppio di CO2 in atmosfera interromperà permanentemente il processo di riaffioramento delle acque profonde ed il delicato equilibrio della Corrente del Golfo.

Si potrebbe realizzare un fenomeno simile a quanto accadde circa 11.000 anni fa nel periodo del “Dryas recente” (una sorta di piccola Era Glaciale).

Quali scenari si profilerebbero sul nostro Clima?

I modelli matematici del Clima propongono un severo riscaldamento del Pianeta per i prossimi 100 anni, il blocco della Corrente del Golfo potrebbe attenuarne gli effetti su parte dell’Europa, ma non appare plausibile attendersi una nuovo Dryas recente in virtù dell’atteso aumento termico delle regioni polari.

Insomma, mi pare di comprendere che si potrebbero profilare effetti a catena ingestibili, con modifiche dell’assetto climatico che potrebbero danneggiare parecchie civiltà ed economie.

La mia opinione non può essere che quella di sperare in una riduzione delle immissioni di CO2 per rallentare la velocità delle fluttuazioni climatiche e permetterci un adeguamento al clima del futuro.

Sono consapevole che il clima odierno è differente di quello del passato, che ci sono stati periodi molto caldi ed altri freddi, che i ghiacci hanno modellato le valli alpine, solcato i laghi. Insomma, il nostro Pianeta ha vissuto cambiamenti climatici devastanti, taluni causati da eruzioni vulcaniche, altri dalla caduta e successiva esplosione di corpi celesti.

Il nostro Pianeta ha visto scomparire i dinosauri, perire civiltà per le fluttuazioni del clima. Il tema odierno dovrebbe essere impostato per ridurre la velocità dei cambiamenti climatici al fine di evitare situazioni di non ritorno per la nostra Civiltà.

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