Da alcuni anni si assiste ad una progressiva estremizzazione dei fenomeni meteorologici che riguardano il bacino del Mediterraneo, in modo particolare per ciò che riguarda l’Italia meridionale e in particolare la Puglia. Le precipitazioni tendono a concentrarsi in brevi periodi dell’anno, diventando meno frequenti ma al tempo stesso più incisive sulla morfologia del territorio.
Assumendo come punto di vista quello della natura e considerando il fatto che la natura stessa non è qualcosa di statico e immutabile che si può “impacchettare”, è necessario capire che, pur considerando i cambiamenti climatici, il carattere eccezionale e dannoso di alcuni eventi meteorologici, spesso è solo una conseguenza della cattiva gestione del territorio.
Il caso della Puglia è quanto mai singolare: una regione che, avendo un sistema orografico poco complesso, ha poche risorse fluviali, quindi un basso rischio da potenziale ingrossamento dei corsi d’acqua, ma nonostante ciò, ha subito negli ultimi tempi (le cronache recenti ne sono un concreto esempio) gravi danni alle colture e alle abitazioni per l’allagamento delle campagne nella zona di Foggia prima e nel tarantino successivamente.
Non si può certamente negare la notevole intensità precipitativa, ma proprio perché questi fenomeni sembrano segnare la futura strada climatica delle regioni Mediterranee, si deve porre il territorio nelle condizioni migliori di salute per recepire i più concentrati quantitativi di pioggia.
Il problema risiede dunque nella difesa del suolo che va preservato dagli incendi dolosi e da quelli appiccati per le pratiche selvicolturali. Il fuoco, infatti, modifica le proprietà chimico-fisiche del suolo rendendolo meno permeabile, più esposto ai processi erosivi e meno fertile, quindi poco adatto a sostenere una vegetazione di tipo arboreo che rappresenta la vera difesa del terreno dalla continua azione modificatrice degli agenti atmosferici. Se accanto a tutto ciò si sommano i danni derivanti dall’abusivismo edilizio e dall’eccessiva cementificazione dei suoli destinati alle attività antropiche, ci si rende conto che la situazione non è certamente una delle più felici. Non è raro osservare la presenza di edifici in prossimità di alvei naturali che pur essendo frequentemente aridi, possono riempirsi in occasione di piogge abbondanti e straripare, seguendo un processo del tutto naturale, nelle zone dove l’uomo non dovrebbe costruire. Da ciò appare evidente la necessità di effettuare una corretta gestione e manutenzione dei canali di scolo e dei corsi d’acqua, eliminando i materiali ostruenti che spesso vengono scaricati all’interno.
In conclusione, ritornando al punto di vista della natura, sarebbe opportuno ridare il giusto peso agli eventi meteorologici, evitando di enfatizzarli e citarli come fonte primaria del danno, quando invece, a monte di tutto, c’è la negligenza e l’incompetenza di chi gestisce il territorio.