Il NOAA compie studi sulla copertura di ghiaccio in mare, per quanto riguarda l’Artide e l’Antartide ed elabora mappe mensili che ci aggiornano circa lo spessore e l’estensione totale della banchisa. Questi dati ci giungono grazie ad osservazioni satellitari.
Esaminando i dati in nostro possesso relativi al mese di Gennaio 2004 si può notare che i ghiacci dell’Artico sono nettamente meno estesi rispetto alle medie (1988-2000), mentre quelli Antartici sono leggermente più estesi.
Analizzando l’estensione dei ghiacci artici essi mediamente dovrebbero arrivare fino alle coste orientali di Terranova, ma lo scorso mese ricoprivano, con un sottile strato, appena le coste orientali della Penisola del Labrador, con notevole arretramento anche nello stretto di Davis. Stesso discordo per il Mar di Groenlandia e per il Mar di Bering, in quest’ultimo caso però l’anomalia negativa è maggiore lungo le coste dell’Asia.
Vi sono però anche zone ristrette dove il ghiaccio è più esteso della media, seppure di poco, quali il Mare di Barents e il Mare di Ohotsk.
Il mare prospiciente il continente antartico presenta invece un avanzamento della superficie glaciale. L’anomalia positiva è maggiore nel mare di Weddell (Oceano Atlantico), con un avanzamento, rispetto alla media, di svariati Km. Più estesi anche i ghiacci a largo della Terra Victoria. In media risulta invece la fascia costiera dell’Oceano Indiano, mentre sotto media è il Mare di Amundsen (Oceano Pacifico).
Analizzando i valori limite dell’estensione dei ghiacci, in un dato mese (in questo caso gennaio), notiamo un estrema variabilità dei valori nel polo sud, che alterna annate con forte espansione ad annate di arretramento considerevole. Un esempio possono essere gli anni che vanno da 1995 al 1996, che hanno avuto una forte espansione del ghiaccio marino, con un’estensione della banchisa del 20% sopra la media; a queste annate fece seguito, nel 1997 un’estensione della banchisa del 18% inferiore alla media.
Nel complesso negli ultimi 15 anni si nota una tendenza all’espansione della banchisa antartica, stimabile in +6% rispetto alla superficie limite del 1988.
Caso diverso è invece il Polo Nord, nel quale le oscillazioni da un anno all’altro sono estremamente più contenute ma evidenziano un costante calo della superficie limite del ghiaccio, nel mese di Gennaio, che dal 1988 risulta inferiore quasi del 10%.
Per comprendere la natura di tali oscillazioni dobbiamo fare riferimento ad un indice climatico denominato Arctic Oscillation, di seguito semplicemente AO.
L’AO, varia tra due condizioni, positiva e negativa. Quando l’AO è positivo le pressioni atmosferiche sono basse sopra l’oceano artico e determinano una forte ventilazione, con trasporto di aria più mite verso l’interno della regione. AO negativo, indica una prevalenza di alte pressioni, con presenza di venti più deboli e freddo più intenso.
Per la maggior parte del ventesimo secolo l’indice AO ha avuto un equilibrio, passando da valori positivi a negativi senza una spiccata prevalenza degli uni rispetto agli altri. Un’inversione di tendenza si è avuta invece dalla metà degli anni ’80, con una prevalenza di indice AO positivo e relative condizioni miti e ventose.
Il mutamento dell’AO viene imputato alla distruzione dell’ozono nella stratosfera, probabilmente conseguenza delle attività umane ma la scienza non è ancora in grado di esprimere certezze in merito.