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Le variazioni termiche dell’Artico negli ultimi 400 anni

di Marco Rossi
05 Ott 2009 - 08:19
in Senza categoria
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www.ncdc.noaa.gov/paleo: Il grafico che mostra l'andamento delle temperature artiche (in nero), e della radiazione solare (in arancione), negli ultimi 400 anni: il parallelismo tra i due parametri è quasi perfetto, ma simili correlazioni si possono trovare anche con l'andamento dell'anidride carbonica e del metano.
Sono di grande interesse le ricostruzioni delle temperature delle zone artiche, effettuate dagli studiosi del NOAA, correlate con l’aumento di determinati parametri di importante influenza sul nostro clima.

Innanzitutto, esaminiamo quello che è stato l’andamento delle temperature delle latitudini artiche negli ultimi 400 anni.

Le temperature sono state molto basse tra il 1600 ed il 1650, gli anni caratterizzati dalla ben nota “Piccola Età Glaciale”, e poi, dopo una prima risalita termica tra il 1750 ed il 1800, hanno toccato il loro minimo storico nel cinquantennio successivo, ed in particolare nel decennio 1840-50.

Tale decennio è noto ai glaciologi anche per uno dei massimi storici raggiunti nell’avanzata dei ghiacciai alpini, ma rappresenta anche l’ultimo decennio di freddo della Piccola Età Glaciale, in quanto successivamente le temperature hanno iniziato la loro risalita verso l’alto.

Tutto il XX Secolo risulta caratterizzato dall’aumento termico nelle regioni Artiche, contemporaneamente con la risalita della concentrazione di CO2, che è passata da 280 ad oltre 340 parti per milione.

Contemporaneamente, anche il metano (CH4) atmosferico, è passato da 800 ad oltre 1400 ppbv, concentrazione molto più bassa dell’anidride carbonica, ma il metano è anche molto più efficiente nella schermatura della radiazione infrarossa riflessa dalla Terra nello Spazio (il cosiddetto effetto serra).

Gli indizi di colpevolezza di questi due gas, nel recente aumento termico, sono piuttosto forti, tuttavia bisogna dire che, nella ricostruzione effettuata, sembra che il massimo termico nell’Artico si sia verificato attorno agli anni ’50 del Secolo scorso, per poi diminuire lievemente negli anni Ottanta, e risalire fino agli anni Duemila, per poi stabilizzarsi.

Ma c’è anche un terzo fattore da tenere in considerazione, ed è il parametro della radiazione solare, che anch’essa potrebbe essere sufficiente a spiegare le variazioni termiche intervenute nell’Artico negli ultimi 400 anni.

Infatti, la forte attività solare del XX Secolo ha portato l’irradianza solare da circa 1364,5 W/mq del periodo 1650-1700, agli attuali 1368 W/mq, con un surplus energetico proveniente dal Sole di circa 3,5-4 W/mq.

Ed è da notare come le variazioni dell’attività solare non siano legate solo all’irradianza totale, ma anche, probabilmente ad altri parametri, quali la nuvolosità.

E, contemporaneamente, sono calate moltissimo anche le polveri vulcaniche sopra la stratosfera artica, misurate in quantità di solfati, indice di un’attività vulcanica che nell’ultimo Secolo è stata inferiore rispetto a quella dei Secoli precedenti.

Probabilmente tutti questi fattori hanno agito in sinergia (quelli naturali e quelli di origine antropica), a determinare l’aumento termico odierno, anche se non è facile distinguere il contributo dato da ciascuno.

Interessante anche notare come l’andamento termico delle zone artiche sia stato molto diverso da zona a zona.

Il riscaldamento delle zone artiche infatti appare maggiore in Russia ed Alaska, nel Canada orientale e soprattutto in Groenlandia, mentre appare scarso in Europa Settentrionale.

Le temperature artiche parrebbero addirittura in diminuzione sul Canada Occidentale.

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