Lo scopo del presente editoriale non risiede nel cercare di rappresentare delle certezze previsionali, ma solo dare un opinione interpretativa (del tutto personale) rispetto a delle proiezioni che giorno dopo giorno stravolgono ciò che precedentemente era stato mostrato. Sappiamo che nessuno può avere la certezza di quello che potrebbe verificarsi tra una settimana. E chi fosse in grado di affermare che sicuramente si avranno determinate condizioni atmosferiche peccherebbe di presunzione.
Pertanto ritengo sia inutile disperarsi od esaltarsi per ciò che i modelli un giorno mostrano e quello successivo cancellano. Sarebbe bene estrapolare delle semplici linee di tendenza e cercare di focalizzare quegli elementi che conducono alle stesse. I dettagli è spesso difficile rappresentarli a poche ore da un evento, figuriamoci quando ancora mancano giorni e giorni. Ed è proprio in prossimità di un accadimento meteorologico che si inizia il cosiddetto nowcasting, ossia l’osservazione ora dopo ora di fonti perlopiù satellitari o modelli a scala locale che consentano una migliore lettura di quel che si potrebbe verificare nell’arco di poche ore.
A questo punto mi verrebbe da domandare con quale certezza si possa affermare che l’inverno sia arrivato al capolinea. E si badi bene che (lo ribadisco ancora) ciò che viene scritto non vuole essere in nessun modo un qualcosa che possa creare false illusioni per un proseguo stagionale del quale, ad oggi, non si sa niente. Il perché di tutto questo? Molto semplice. L’osservazione mattutina dei modelli di previsione appena sfornati.
È vero che la maggioranza vedono uno spostamento verso est della prossima avvezione fredda (nessuno aveva parlato di nevicate epocali) ed è altrettanto evidente come per la fine del mese sia stata modificata la sferzata gelida diretta verso le nostre regioni. Ma si badi bene che la linea di tendenza rimane pressoché invariata. Quindi sarebbe opportuno tenere a mente quegli elementi che a loro tempo avrebbero favorito una ripresa invernale decisa. Ossia l’alta delle Azzorre, l’alta presente sulla Groenlandia e il vortice polare (leggermente defilato l’espansione occidentale dell’alta pressione russo-siberiana).
Questi erano e sono rimasti i protagonisti principali. Non si può certo nascondere che oggi viene disegnato un movimento diverso dell’alta oceanica, che con la sua spinta dinamica verso nord costringerebbe lo stesso vortice polare verso latitudini meridionali ma in direzione dell’est europeo. Con la nostra penisola che in gran parte rimarrebbe protetta da una cupola anticiclonica piuttosto consistente. Personalmente ritengo che la soluzione definitiva non sia stata ancora mostrata. Questo perché, al momento, non si vedono elementi di disturbo in prossimità del Labrador. Vale a dire depressioni o gocce fredde che potrebbero in qualche modo ostacolare la rimonta dinamica condizionandone cosi pesantemente la traiettoria. Attualmente non credo ad un blocco con asse principale da sud est verso nord ovest (ma potrei facilmente essere smentito nei prossimi giorni). Tutto ciò non vuol dire comunque che la fine del mese sarà segnato con certezza da accadimenti di portata storica (non potrei affermarlo come non potrei escluderlo a priori).
Direi che arrivati a questo punto si potrebbero trarre le adeguate conclusioni. Sicuramente la linea di tendenza generale è stata tracciata. La probabilità che l’ultima decade possa avere connotati differenti rispetto a quel che abbiamo vissuto fino ad ora sono buone. Ma non disperiamoci di fronte ai vari aggiustamenti dei modelli. Fa parte del gioco di questa splendida scienza. Cosi come fa parte del gioco cercare di delineare delle prospettive con la consapevolezza che poi sarà la stessa natura a stabilire la loro maggiore o minore correttezza.