Se l’evoluzione climatica della Penisola Antartica è tra le più studiate, per molti aspetti è anche la meno compresa. Intorno alla metà degli anni Cinquanta si dimostrò l’esistenza d’una pronunciata oscillazione semiannuale (SAO) nel campo barico extratropicale dell’emisfero australe, massima attorno ai solstizi a latitudini polari e agli equinozi a latitudini medie; tale oscillazione fu messa in relazione con l’intensità delle correnti circumpolari da ovest (Schwerdtfeger, p. 206). Questa dinamica include un meccanismo di scambio termico, con trasporto di masse d’aria verso sud a inizio inverno e in primavera, e un instaurarsi di correnti dirette a nord a fine inverno e d’estate (King, pp. 91-92). La SAO pertanto, governa il riequilibrio del differente accumulo di calore in Antartide e negli oceani circostanti (van den Broeke, p. 175), e la sua intensità può spostare il bilancio termico in uno o nell’altro senso. Proprio questa si è dimostrata la pista giusta per far luce sul mutamento termico dell’Antartide, specie del settore orientale; a sorpresa però, si è constatato che la costa occidentale della Penisola Antartica sfugge a tale spiegazione (van den Broeke, p. 188), o perlomeno che la variazione è più ampia di quel che sarebbe dato attendersi.
Invece il rafforzamento del SAM (Southern annular mode), la circolazione dei venti occidentali che, come un anello, determina gli scambi termici fra oceano e continente, sembra avere una relazione più chiara col trend climatico della Penisola Antartica. Un SAM più energico comporta l’intensificarsi delle correnti da ovest e una riduzione del trasporto di masse d’aria fredda da sud: un’evidenza che, tuttavia, soddisfa solo metà dei parametri messi in gioco (Thompson, p. 897). Questa accresciuta zonalità pare anche influenzare la circolazione oceanica dello Stretto di Drake, indicata tra i primari fattori di equilibrio del sistema climatico globale (Meredith, p. 4.5).
Se l’indagine sulle cause del riscaldamento nella Penisola Antartica non è ancora approdata a risultati certi, i dati sono invece inconfutabili. Il quadro di raffronto delle temperature medie annue comprende Orcadas, Bellingshausen (seconda colonna), Esperanza (terza colonna) e Academician Vernadsky (quarta colonna):
1944-'53 -4,53 °C -3,43 °C -------- -5,28 °C
1954-'63 -3,44 °C -3,00 °C -5,75 °C -5,04 °C
1964-'73 -3,93 °C -2,87 °C -5,81 °C -3,76 °C
1974-'83 -3,72 °C -2,54 °C -5,24 °C -4,25 °C
1984-'93 -3,07 °C -2,31 °C -4,98 °C -3,14 °C
1994-'03 -3,08 °C -2,02 °C -4,45 °C -2,68 °C
1954-'03 +0,36 °C +0,98 °C +1,30 °C +2,36 °C
Il riscaldamento della costa occidentale della Penisola Antartica, che da Academician Vernadsky risale appena oltre la punta peninsulare, è stato definito come il più elevato sulla Terra nell’ultimo mezzo secolo (Turner, pp. 279-280).
La ricerca del periodo in cui la variazione è stata più significativa dipende anche dal metodo adottato; scomponendo le serie in quinquenni e confrontandole con la media di riferimento 1961-’90, le anomalie più forti si rinvengono nel 1996-2000 (Kejna, p. 108):
Orcadas +0,7 °C
Esperanza +1,3 °C
Academician Vernadsky +1,5 °C
La Penisola Antartica occidentale, e parte di quella orientale, si è dunque riscaldata di più rispetto agli arcipelaghi subantartici; i trend di Esperanza e Academician Vernadsky (seconda colonna), calcolati sul periodo 1958-2000, mostrano però significative differenze stagionali (Kejna, p. 111):
Dic. - Feb. 0,35 °C / 10 anni 0,26 °C / 10 anni
Mar. - Mag. 0,80 °C / 10 anni 0,69 °C / 10 anni
Giu. - Ago. 0,56 °C / 10 anni 0,86 °C / 10 anni
Set. - Nov. -0,04 °C / 10 anni 0,06 °C / 10 anni
Gen. - Dic. 0,42 °C / 10 anni 0,67 °C / 10 anni
Nel ventennio 1981-2000 tuttavia, si è notato un amplificarsi degli scarti stagionali:
Dic. - Feb. 0,48 °C / 10 anni 0,05 °C / 10 anni
Mar. - Mag. 1,62 °C / 10 anni 0,30 °C / 10 anni
Giu. - Ago. -0,63 °C / 10 anni 1,13 °C / 10 anni
Set. - Nov. -0,36 °C / 10 anni 0,73 °C / 10 anni
Gen. - Dic. 0,28 °C / 10 anni 0,56 °C / 10 anni
Presi in considerazione tutti i dati, si può tentare una spiegazione del riscaldamento della Penisola Antartica occidentale e degli arcipelaghi subantartici come combinazione multifattoriale:
a) intensificazione della circolazione occidentale, con avvezioni calde che comportano un aumento della nuvolosità (Kejna, p. 113), conseguente positività del bilancio radiativo (King, p. 349) e riduzione dell’escursione annua (Kejna, pp. 119-120);
b) diminuzione della superficie glacializzata del Mare di Bellinghshausen, con effetto di amplificazione climatica per via del ridotto albedo (Orr, p. 3.4);
c) possibile influenza del modificarsi della corrente circumpolare come causa ed effetto (Meredith, p. 4.5).
Per quanto concerne la base Vicecomodoro Marambio (terza colonna), cioè la costa orientale della Penisola Antartica, la discontinuità d’archivio costringe a un altro tipo di confronto che, sui dati della British Antarctic Survey (incompleti marzo 1989, gennaio e settembre 1995, agosto 1999), viene attuato con Bellingshausen e Academician Vernadsky (seconda colonna):
1971-'90 -2,42 °C -3,53 °C -8,84 °C
1995-2004 -1,92 °C -2,61 °C -7,49 °C
Differenza +0,50 °C +0,92 °C +1,35 °C
Da questo quadro emerge, nell’ultimo decennio, un riscaldamento superiore a qualunque altra area finora esaminata. Ma il Mare di Weddell è una regione climatica a se stante, che va esaminata in un altro contesto.
Bibliografia:
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M.P. MEREDITH, P.L. WOODWORTH, C.W. HUGHES, V. STEPANOV, Changes in the ocean transport through Drake Passage during the 1980s and 1990s, forced by changes in the Southern Annular Mode, in «Geophysical Research Letters», vol. 31, n. 21 (2004), L21305 (doi: 10.1029/2004GL021169).
A. ORR, D. CRESSWELL, G.J. MARSHALL, J.C.R. HUNT, J. SOMMERIA, C.G. WANG, M. LIGHT, A ‘low-level’ explanation for the recent large warming trend over the western Antarctic Peninsula involving blocked winds and changes in zonal circulation, in «Geophysical Research Letters», vol. 31, n. 6 (2004), L06204 (doi: 10.1029/2003GL019160).
W. SCHWERDTFEGER, The Sesonal Variation of the Strenght of the Southern Circumpolar Vortex, in «Monthly Weather Review», vol. 88, n. 6 (1960), pp. 203-208.
D.W.J. THOMPSON, S. SOLOMON, Interpretation of Recent Southern Hemisphere Climate Change, in «Science», vol. 296, n. 5569 (2002), pp. 895-899.
J. TURNER, S.R. COLWELL, G.J. MARSHALL, T.A. LACHLAN-COPE, A.M. CARLETON, P.D. JONES, V. LAGUN, P.A. REID, S. IAGOVKINA, Antarctic Climate Change During the Last 50 Years, in «International Journal of Climatology», vol. 25, n. 3 (2005), pp. 279-294.
M.R. VAN DEN BROEKE, The semi-annual oscillation and Antarctic climate. Part 1: influence on near surface temperatures (1957-79), in «Antarctic Science», vol. 10, n. 2 (1998), pp. 175-183.
M.R. VAN DEN BROEKE, The semi-annual oscillation and Antarctic climate. Part 2: recent changes, in «Antarctic Science», vol. 10, n. 2 (1998), pp. 184-191.
Sulle variazioni climatiche degli arcipelaghi subantartici vedi anche:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10560