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Le polar lows sono uragani artici? (parte terza)

di Alessandro Mandelli
06 Ott 2004 - 09:33
in Senza categoria
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Situazione sinottica del 14 dicembre 1982 alle 00z. Tratto da Rasmussen, 1985
Il ciclone era una tipica polar low scandinava, con un occhio particolarmente sgombro di nubi, circondato da una ampia banda convettiva. Come molte altre polar low, anche questa si formò da un cut off di un vortice d’alta quota. Il ciclone si formò apparentemente 24/36 ore prima della mezzanotte tra il 13 e il 14 Dicembre 1982, all’incirca a sudovest dell’isola degli Orsi. Al momento della formazione del minimo, la stazione riportava una temperatura di -8°C e un dewpoint di -9°C.

L’analisi delle immagini satellitari ha rivelato che a questo punto, la definizione del centro del ciclone era già un po’ deteriorata (abbiamo già parlato della velocità di evoluzione e devoluzione della polar lows), ma sappiamo con precisione il valore del minimo al centro del vortice, grazie al campionamento effettuato da una nave di passaggio.

La polar low si è formata in una zona di generale bassa pressione, a causa delle circolazioni depressionarie ai bordi orientali della zona interessata dal ciclone polare. La nave riportò una velocità del vento vicina ai 20 m/s, una pressione di 980.2 hPa, temperatura di 0°C con dp a -1°C e rovesci di neve. E’ importante notare come la temperatura riportata dalla nave è significativamente più alta di tutte le stazioni adiacenti.

Dagli studi effettuati da Rasmussen su questa tempesta, e dall’evidenza risultante dall’applicazione del teorema di Carnot tra il centro.della tempesta e la più esterna isobara chiusa, siamo in grado di affermare che questo tipo di polar lows siano in grado di sostenere una depressione al centro fino a -70hPa. Inoltre, la misura della temperatura potenziale equivalente è compatibile con tale affermazione.

Le simulazione al computer ci mostrano che le interazioni tra l’aria polare e l’acqua degli oceani polari può originare cicloni consistenti alla teoria in quanto a struttura, ma molto meno intensi in quanto a forza. Le ragioni di questa differenza non sono chiare, ma possiamo ricondurle a:
· temperatura dell’acqua nel mar di Norvegia è molto più bassa in alcune zone rispetto ad altre;
· lo spostamento dei cicloni è molto veloce e previene l’acquisizione di umidità dalle zone di più alta temperatura superficiale;
· i forti venti possono portare ad una veloce miscelazione degli strati superficiali più caldi con quelli sottostanti.

Conclusioni: possiamo a bene vedere affermare che i cicloni polari sono cugini dei cicloni tropicali, in quanto:
· come nei cicloni tropicali, le polar low sono insensibili a piccole perturbazioni indotte. E’ essenziale, però, per la loro formazione, che siano presenti inneschi di sostanziale ampiezza, riconducibili all’instabilità baroclina, quest’ultima sempre ben presente negli ambienti polari;
· la larga stabilità inerziale del sistema in rotazione;
· la nascita e la vita di una polar low è legata alla temperatura della superficie del mare;
· il cuore caldo, cioè alta temperatura equivalente.

Bibliografia:
Rasmussen, E. 1985. A case study of a polar low development over the Barents Sea. Tellus 37 A, 407-418.
Bergeron, T. 1954. Reviews of tropical hurricanes. Quart. J. Roy. Met. Soc. 80, 131-164.
Businger, S. 1985. The synoptic climatology of polar low outbreaks. Te//us 37 A,419-432.

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